IL BUDDISMO NELLO SPIDER-VERSO

  • Autore dell'articolo: R. Tarantino e T. Catalano
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Giovedì 1° giugno 2023 è uscito nei cinema italiani il nuovo film di Spider-Man. Secondo della serie, prosegue la storia di Miles Morales, Gwen Stacy e tutti i personaggi dello Spider-verse. Fin da subito, colpisce la grande varietà degli stili di animazione che vengono utilizzati all’interno del film, incentrato sull’ormai consolidato multiverso, ma soprattutto le numerose analogie col Buddismo di Nichiren. Proviamo ad analizzarne qualcuna. Spoiler alert.  

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UNA CONTINUA TRAS-FORMAZIONE

Spider-man è sempre stato un personaggio in formazione. In ogni sua versione cinematografica, si distinguono sempre la volontà di fare del bene alle persone, di crescere e diventare sempre più saldo nella propria lotta contro le varie nemesi. È interessante notare come la sua formazione passi sempre da un percorso di vita che lo mette di fronte a sfide sempre più cruciali, nelle quali la scelta da prendere diventa sempre più rischiosa: molte sono le occasioni in cui egli deve rivalutare le azioni compiute fino a quel momento e rideterminare la propria missione, compiendo una vera controtendenza rispetto alle proprie azioni quotidiane. Questo è proprio l’atteggiamento tipico di un buddista davanti alle difficoltà. In questo modus vivendi sta il concetto cardine del Buddismo di Nichiren chiamato rivoluzione umana. Ma di che cosa si tratta? La rivoluzione umana è quello sforzo che compiamo per trasformare la nostra vita, la missione personale di fortificazione dell’io e il superamento delle proprie sfide e delle proprie sofferenze al fine di diventare esseri umani capaci di creare valore in qualunque occasione. Come scrive D. Ikeda: […] la nostra rivoluzione umana è un’aspirazione molto più profonda, perché significa trovare la forza di cambiare e di elevarsi come persone (D. Ikeda, Preghiera e azione, 90). [La rivoluzione umana]Il personaggio di Miles Morales, come gran parte degli Spider-man, è un ragazzo che frequenta il liceo, un ragazzo qualunque. Affronta tutte le sfide, le gioie, i dolori, le varie difficoltà che si possono sperimentare a quell’età. I suoi superpoteri gli fanno sentire un senso di responsabilità più ampio verso la propria comunità e verso l’umanità intera. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Tuttavia, ad una attenta analisi, si nota che Miles Morales rimanga pur sempre un liceale e i suoi superpoteri non gli evitano in alcun modo i problemi della vita di ogni giorno, comuni ad ogni essere umano. Questo elemento lo accomuna moltissimo a coloro che praticano il Buddismo di Nichiren: il fatto di essere buddisti non significa che non avremo più sofferenze e non incontreremo più difficoltà od ostacoli, ma che a cambiare sarà il nostro atteggiamento o ichinen nei loro confronti. In quest’ottica, per un praticante del Buddismo di Nichiren, affrontare e superare le avversità diviene un’occasione per temprare, migliorare la propria vita: un’opportunità, insomma, per approfondire la propria fede nella pratica quotidiana di Nam-myoho-renge-kyo e nel Gohonzon. Nichiren Daishonin scrive a questo proposito: Solo sconfiggendo un potente nemico si può dimostrare la propria vera forza (RSND, 1, 267).

SPIDER-MAN E LA RETE

Nel film, Miles si ritrova in un mondo pieno di Spider-man, tutti diversi da lui ma che condividono lo stesso canone, che è il filone storico degli Spider-man e che non deve essere alterato. Se uno soltanto dei vari universi scomparisse, il multiverso, o Spider-verso, collasserebbe: sarebbe la fine di tutto. In una scena viene mostrata l’interconnessione tra gli Spider-man di tutti gli universi e come essi si influenzino reciprocamente. Questi elementi sono molto affini a due concetti buddisti, la non-dualità di vita e ambiente (per il quale, nel profondo, la vita della singola persona è specchio del proprio ambiente e viceversa, influenzandosi reciprocamente secondo il principio di due ma non due) e la rete di Indra. Con quest’ultima -immagine ereditata dalla mitologia induista- si intende una rete posta sopra la reggia del dio Indra in cui è presente, in ogni nodo, una luminosa gemma preziosa. Tutti questi gioielli sono legati fra loro e, se ne viene mosso uno, anche gli altri lo seguono: ognuno di essi riflette così la luce dell’altro, amplificando reciprocamente la propria lucentezza e preziosità. È una grande metafora per mostrare che nessuno di noi è separato dagli altri, che tutto ciò che fa parte dell’ambiente è interconnesso con la nostra singola vita, venendone reciprocamente influenzato.

SE SOLO AVESSI I POTERI DI SPIDER-MAN!

Tutti noi possiamo immaginarci come sarebbe la nostra vita con dei superpoteri che ci renderebbero  superiori agli altri. È il sogno di quando siamo bambini. Tuttavia, gli esseri umani sono esseri umani e non esistono persone superiori o migliori di altre. Che sia in base al sesso, al genere, alla cultura, alla classe sociale o al luogo di provenienza geografico, le persone continuano ad essere persone, ognuna con le proprie qualità e capacità uniche, ognuna con i propri pregi e tendenze. Nichiren insegna il principio del ciliegio, del susino, del pesco e del prugno selvatico. Il ciliegio ha la sua propria bellezza, il susino la sua delicata fragranza, il fiore del pesco il suo meraviglioso colore e il prugno selvatico il suo incantevole fascino. Ogni persona ha una missione unica, una propria individualità e un suo particolare modo di vivere. È importante riconoscere questa verità e rispettarla, e non cercare il paragone con gli altri. Così funziona nel mondo dei fiori: miriadi di essi sbocciano armoniosamente e in splendida profusione. Tutte le persone non hanno perciò il diritto di fiorire, di rivelare il loro pieno potenziale come esseri umani e realizzare la loro missione in questo mondo?

MA ANCHE NOI ABBIAMO I NOSTRI SUPERPOTERI

Noi, persone comuni, non abbiamo poteri soprannaturali: non abbiamo ali, non sputiamo fuoco, non diventiamo invisibili. Eppure, anche noi abbiamo uno strumento per attivare l’infinito potenziale insito nelle nostre vite: la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Andando ad agire sulla parte più profonda dell’esistenza, essa ha una forte connotazione mistica e arriva dove le nostre azioni o menti limitate non possono arrivare, direzionando tutto verso la nostra e l’altrui felicità, cioè creazione di valore (la piena manifestazione delle nostre capacità e del nostro infinito potenziale per creare felicità e armonia). A ben guardare, però, anche noi abbiamo i nostri poteri, cioè il potere della fede e il potere della pratica. In questo senso D. Ikeda scrive:

come indicano le espressioni “potere della fede” e “potere della pratica”, la fede è un tipo di forza o di energia. Più grande è la vostra convinzione che le vostre preghiere verranno esaudite – più forte, cioè, è la vostra fede – più efficacemente il Gohonzon (Legge mistica) risponderà alle vostre preghiere. Il potere della pratica include la forza del vostro daimoku e l’energia con cui lavorate per kosen-rufu, ovvero per la felicità delle altre persone e per la prosperità della società nel suo complesso. Più forte è il potere della vostra pratica per voi stessi e per gli altri, più potete attingere al potere del Budda e al potere della Legge del Gohonzon

(D. Ikeda, Preghiera e azione, 40).