MUSICA DI VITA – Persone, musica e cultura

  • Autore dell'articolo: R. Tarantino
Al momento stai visualizzando MUSICA DI VITA – Persone, musica e cultura

La musica fa parte delle varie forme di espressione umana ed è parte della cultura propria di ogni persona. Oggi è inserita all’interno di ogni contesto della quotidianità, dai video ai negozi, ai ristoranti, grazie anche alle nuove tecnologie che ne hanno permesso maggiore diffusione, mentre in passato risultava relegata solamente in alcuni contesti. Ogni giorno siamo pervasi dalla musica, anche se non ce ne rendiamo conto. In questo articolo – basato sul dialogo fra Daisaku Ikeda, Herbie Hancock e Wayne Shorter – parleremo della musica non da un punto di vista tecnico o di teoria musicale, bensì del suo potenziale infinito, che si lega a doppio filo con l’infinito potenziale della nostra vita. Come spiega il Buddismo di Nichiren, ogni persona è in grado di far emergere il suo massimo potenziale e trasformare profondamente la sua vita, proprio come fa la musica.

La quotidianità della musica

La musica apre ed espande le nostre vite. Niente è paragonabile al potere della musica che trascende istantaneamente ogni forma di discriminazione, genera una profonda unità spirituale ed eleva gli ascoltatori

Ikeda D., Hancock H., Shorter W., Storie di vita, Jazz e Buddismo, Esperia, Milano, 2018, p. 23

Quante volte ci capita di sentire la musica? Dipende un po’ dal proprio contesto di vita, ma ormai è praticamente impossibile non sentirla. Che si trovi nei negozi quando andiamo a comprare qualcosa, nei ristoranti, nei video in tendenza sui social (coreografie di Tiktok, video e audio virali…) ma anche passando accanto a qualche persona che sta usando il telefono, la musica pervade molti aspetti della nostra vita.
C’è differenza tra sentire e ascoltare la musica. Il primo rappresenta una forma più passiva, implica che ciò che viene udito non ha partecipazione ed elaborazione da parte della persona. Invece, ascoltare la musica contiene una presenza più attiva e partecipata1. C’è quindi molta differenza tra ciò che sentiamo ogni giorno e ciò che ci mettiamo ad ascoltare. Ascoltare attivamente la musica significa anche ascoltarla con il cuore, mettere in connessione le nostre esperienze con quello che la musica sta facendo emergere in quel momento. Un esercizio per conoscere meglio noi stessi, un modo per prendersi cura di sé che di conseguenza può portare a vedere le nostre esperienze e il mondo che ci circonda in maniera differente.

La musica ha sempre fatto parte della storia, della cultura e dell’educazione umana. In molte forme e molti modi diversi – diversi quanto i contesti, i popoli e le persone che vivono nel mondo – essa ha partecipato alla costruzione delle comunità umane, della loro interpretazione della realtà e come veicolo educativo, sia attraverso l’insegnamento della teoria musicale e strumentale, sia attraverso i testi e ciò che trasmettevano.
Ci pervade, ma non sempre nella stessa forma o modo, e oggi che ne siamo circondati può succedere di non farci caso, di non darle importanza e di sentirla nel sottofondo delle nostre giornate; ma la musica può essere più di un sottofondo.

Ogni persona è artista della sua vita

Il maestro Buddista Daisaku Ikeda ha tenuto un dialogo insieme a due musicisti jazz di fama mondiale e membri della Soka Gakkai quali Herbie Hancock e Wayne Shorter. In questo dialogo, intitolato Storie di vita, jazz e Buddismo, oltre a parlare della musica e dell’importanza che ha avuto nel sostenere la vita delle persone nel risvegliare la loro determinazione, se ne parla anche come spunto da cui partire per parlare della vita, della morte e dell’infinito potenziale degli esseri umani di cambiare la condizione in cui si trovano, come insegna il Buddismo di Nichiren Daishonin.

Il sentiero dell’arte presenta sfide senza fine e una creazione continua. Coloro che si esercitano duramente, si mettono alla prova e continuano a spingersi in avanti lungo questo sentiero – che raggiungano o no la fama o la popolarità – sono vincitori dello spirito. Le loro vite sono in armonia con l’universo e trascendono i capricci della pubblica opinione

Ikeda D., Hancock H., Shorter W., Storie di vita, Jazz e Buddismo, Esperia, Milano, 2018, pp. 65- 66

La sfida del musicista e dell’artista in generale di perfezionare se stesso, di andare oltre i propri limiti e di maturare la forte convinzione nelle proprie capacità senza farsi sviare da fattori esterni, è la stessa che tutti noi esseri umani, come artisti della propria vita, possiamo sperimentare mettendoci in gioco di fronte a qualsiasi situazione.
Quello che possiamo sperimentare attraverso la pratica buddista è la crescente fiducia che cresce dentro di noi. Non importa quali siano le circostanze esterne, recitando Nam-myoho-renge-kyo e mettendo in pratica lo studio dei principi buddisti possiamo vedere ogni singola esperienza come l’occasione per conoscerci meglio e sviluppare la convinzione di poter affrontare ogni singola circostanza con coraggio senza farsi sviare dalla paura. È proprio quello che nel dialogo tra Ikeda, Hancock e Shorter emerge a proposito della musica jazz, nata all’interno della cultura afroamericana dall’energia e della gioia che la musica donava loro nella lotta per i diritti civili nella speranza di costruire un mondo migliore in cui venga rispettata la dignità delle persone.

Essere in armonia con la vita stessa

Il jazz rappresenta davvero un modo di vivere indomito. […] Il Buddismo insegna che le illusioni e i desideri conducono all’illuminazione. […] I problemi e le sofferenze sono la fonte della crescita, le chiavi per ottenere un grande stato vitale che si espande costantemente. Continuando a recitare Nam myoho renge kyo, la suprema Legge della vita universale, mentre consideriamo «allo stesso modo sofferenza e gioia», possiamo vivere con «la più grande di tutte le gioie». Proprio perché il jazz è nato dalle sofferenze e dalle tribolazioni, è dotato del potere di stimolarci e di rivitalizzarci. Questo è il potere supremo della cultura.

Ikeda D., Hancock H., Shorter W., Storie di vita, Jazz e Buddismo, Esperia, Milano, 2018, pp. 9-10

Attraverso questo dialogo con Hancock e Shorter, il maestro Daisaku Ikeda riesce a connettere i benefici concreti che la pratica buddista apporta alla nostra vita con il potenziale culturale della musica di incoraggiare le persone a proseguire su un cammino di pace e dignità della vita umana.
A questo proposito, nel corso del loro dialogo (Ikeda D., Hancock H., Shorter W., Storie di vita, Jazz e Buddismo, Esperia, Milano, 2018, pp. 61, 63), affermano: «SHORTER: Ora mi preparo per salire sul palcoscenico recitando Nam myoho renge kyo. Mi dico sempre: “non prendere niente per scontato. Non prendere questa preghiera per scontata. Non prendere il pubblico per scontato. Quando vai sul palcoscenico fai molto di più che suonare musica, e quell’evento è più che un concerto”. […] HANCOCK: Da buddista e da musicista mi sono reso conto che il valore della performance è cambiato per me. Ho iniziato a pensare che le mie esibizioni non erano solo per me stesso – per il mio piacere e per sollevare il mio spirito. Certo, suonare è divertente, e suonando effettivamente miglioro il mio umore. Ma per me è diventato sempre più importante usare quell’esperienza per incoraggiare le persone a rendersi conto della loro stessa grandezza. […] È proprio ciò per cui prego.»

Secondo il Buddismo, vivere in questo modo ogni giorno e sforzarci in ogni istante di manifestare questa condizione nella nostra vita ci fa essere in armonia con il ritmo dell’universo2 ed è proprio questo che fa emergere l’energia senza limiti della condizione vitale di Buddità.

In qualsiasi circostanza, non c’è niente di più onesto della musica nel rivelare le emozioni più intime. Anche se volesse, non potrebbe mentire. Non usa parole, non chiede mai all’ascoltatore di seguire una certa logica, né di “capire”. Tutto ciò che possiamo fare è aprire le orecchie, e naturalmente la musica del cuore comincerà a suonare in armonia con quella fuori. Questa risposta, questa eco del cuore, va custodita come un tesoro perché è la prova che il cuore può trascendere le barriere di spazio, tempo e cultura e conversare onestamente con tutti. Forse potremmo chiamarlo il dialogo più sincero di cui gli esseri umani siano capaci.

Ikeda D. La gioia della musica, BS 190, https://buddismoesocieta.org/article/la-gioia-della-musica/

NOTE
1. Cfr. Rossi F., Ascoltare. Finestra di approfondimento, Vocabolario Treccani, 2003, https://www.treccani.it/vocabolario/ascoltare-finestra-di-approfondimento_(Sinonimi-e-Contrari)/
2. La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo permette di percepire e manifestare la Legge dell’universo, che è l’essenza stessa della vita di tutti gli esseri viventi, anche di noi esseri umani. Si dice quindi che manifestare la Legge nella propria vita significa essere a ritmo con l’universo stesso. Quando si è a ritmo con la Legge manifestiamo la Buddità, la condizione vitale illuminata. Per approfondire:
https://www.ilvolocontinuo.it/nam-myoho-renge-kyo/
https://www.ilvolocontinuo.it/ichinen-sanzen-la-vita-di-momento-in-momento/
https://www.sgi-italia.org/la-morte-e-leternita-della-vita/
https://ilnuovorinascimento.org/a/il-ritmo-delluniverso?q=ritmo+dell%27universo&fields=&searchType=