Costruire la fiducia partendo da me

  • Autore dell'articolo: ilvolocontinuo.it
Lorenza ci racconta da dove inizia il cambiamento nella vita grazie alla pratica buddista
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La storia di Lorenza

Mi chiamo Lorenza e nel 2011 ho conosciuto la pratica mentre vivevo un momento buio della mia vita.

Tra scetticismo e curiosità, ho cominciato a frequentare le riunioni buddiste e mi sono sentita subito a mio agio. Ciononostante, da diverso tempo avevo sviluppato delle malattie croniche allo stomaco e, proprio per questo motivo, avevo perso la speranza anche nel trasformare questa situazione attraverso la fede. Spesso mi capitava di chiedermi: “Perché la pratica buddista produce effetti immediati alle altre persone e a me no?”.

Più recitavo Nam-myoho-renge-kyo, più sentivo emergere sofferenza. Quando ho iniziato a unire alla pratica quotidiana anche il sostegno ad altre persone, dedicandomi all’incoraggiamento attraverso la mia lotta personale, ho cominciato a percepire cosa significava veramente recitare Nam-myoho-renge-kyo. Infatti, nonostante non stessi raggiungendo subito i risultati che mi ero prefissata, il mio stato vitale e il mio umore erano sempre molto alti: mi sentivo bene ed ero felice.

Grazie all’impegno quotidiano nella pratica del Buddismo, ho compreso che, per cambiare l’ambiente circostante, dovevo cambiare interiormente; questo per me ha significato compiere uno sforzo di fede per iniziare a credere di poter manifestare il mio infinito potenziale. Nichiren Daishonin ci incoraggia così:

Il Budda scrisse che si deve diventare maestri della propria mente e non lasciare che la mente sia la propria maestra.

Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, IBISG, vol. 1, pag. 344

In effetti, fino a quel momento, avevo incontrato persone che mi svalutavano. Dapprima mi sentivo vittima di quelle situazioni, ma più approfondivo la fede e il principio della non dualità di vita e ambiente più capivo che, prendermela con gli altri, non avrebbe portato alcun cambiamento. Continuai, così, a recitare Nam-myoho-renge-kyo per percepire profondamente la mia innata natura di Budda. Iniziai un cammino che piano piano, anche non rendendomene subito conto, ha fatto sì che iniziassi a manifestare un atteggiamento opposto a quello che avevo sempre avuto: iniziai ad apprezzarmi così come ero e non come avrei voluto essere.

Nel corso degli anni ho costruito un “mucchietto di fortuna”, come se avessi accumulato tanti foglietti uno sopra l’altro, e fino a quando erano 5 o 10 non me ne rendevo conto; ma quando i foglietti sono aumentati, mi sono ritrovata con una biblioteca tra le mani. Sensei ci incoraggia:

Continuare a recitare assiduamente daimoku e ad agire per la felicità degli altri, anche se nessuno vede i nostri sforzi: queste “virtù invisibili” avranno di certo una ricompensa chiaramente visibile sotto forma di una meravigliosa vittoria. […] Niente va mai sprecato negli sforzi per kosen rufu. Chi mantiene costantemente una pratica sincera trionferà e prospererà.

Vivere il Gosho, Esperia, p. 169

Per questo non ho mai abbandonato la pratica.
Inoltre, tutti gli obiettivi che mi ero prefissata si sono realizzati: ho superato la fase più dura della bulimia; ho conosciuto la persona con cui ora ho una relazione sentimentale felice e di valore; ho trasformato il rapporto con la mia famiglia di origine facendo emergere la mia identità; ho finito il mio percorso di studi trovando il lavoro che da tempo desideravo e forse, più di ogni altra cosa, mi sono resa conto che tutto questo non mi è piombato dall’alto, ma si è realizzato perché non ho mai smesso di sforzarmi e di credere che ogni cosa aveva un suo profondo significato.

Quello che è cambiato è che, anni fa, non comprendevo concretamente che cosa significasse credere nella mia innata natura di Budda. Erano gli altri a dovermelo ricordare costantemente con le loro attenzioni, gesti e parole.

Oggi, grazie a tutte le sfide che ho affrontato e superato, ho veramente compreso che cosa significhi avere uno scrigno dentro se stessi, che contiene il nostro infinito potenziale. Tutto ha il proprio tempo e quando alla base c’è la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo sappiamo che questo tempo è quello giusto. Perché siamo noi a costruirlo.