“Lo straordinario viaggio di Nujeen”  

  • Autore dell'articolo: Chiara De Mastro
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Nujeen Mustafa ha sedici anni ed ha percorso circa 6.000 chilometri in sedia a rotelle per fuggire dal suo paese natale, la Siria, devastata dalla guerra civile. E’ arrivata in Germania e ha deciso così di dedicare la sua vita alla difesa per i diritti di bambini e bambine con disabilità. Il suo viaggio racconta una storia che ci fa capire quanto coraggio occorre per vivere con amore la vita.
Abbiamo riportato alcune riflessioni sul libro che lo racconta.  

«Ero convinta che ognuno è al mondo con uno scopo; solo, non avevo ancora trovato il mio».

 Mustafa N., Lamb C., Lo straordinario viaggio di Nujeen, HarperCollins, Milano, 2017, p. 90.

Così scrive Nujeen, mentre si trova nel suo paese natale devastato dalla guerra. I blackout si succedono di continuo, l’acqua e la corrente mancano frequentemente e per strada si sentono solo i rumori della guerra. Chiusa in casa insieme alla sua famiglia, in sedia a rotelle, continua a sperare in un futuro migliore. 

Nujeen non ha frequentato la scuola pubblica come i suoi fratelli, a causa delle diverse barriere architettoniche, socio-economiche e culturali legate alla sua condizione fisica. Dalla nascita è infatti affetta da una grave forme di paralisi cerebrale che l’ha portata a vivere su una sedia a rotelle. Questo però non l’ha mai fermata. Il suo costante desiderio di imparare e conoscere cose nuove l’ha spinta ad apprendere sempre qualcosa. Ha imparato da sola l’inglese guardando “Tutti insieme appassionatamente”, una soap americana che veniva trasmessa dalla tv del suo paese. Ha approfondito la storia, la letteratura e le scienze da autodidatta, mentre sognava di diventare un’astronauta. I sogni e il desiderio di crescere l’hanno resa viva e l’hanno aiutata a dimenticare, per qualche istante, il doloroso contorno. Gli stessi sogni che l’hanno accompagnata nel suo viaggio interminabile tra terra e mare, alla ricerca di un futuro migliore. 

Parlando della sua esperienza scrive:

«Dove sono cresciuta, disabilità significava vivere ai margini e non crescere affatto come persona, né a livello scolastico né individuale (…) Perciò penso che il peggior pregiudizio riguardo a queste persone è che non debbano nutrire ambizioni o sogni, e che il semplice fatto di avere una disabilità dovrebbe estinguere il loro ogni barlume di speranza di poter un giorno realizzare questi sogni».

 Ikeda D., Proposta di pace 2022, Trasformare la storia umana: la luce della pace e della dignità, p. 25.

In giapponese il termine per indicare missione di vita è “shimei” che significa letteralmente “usare la propria vita”. «La tua vita stessa è una nobile e suprema torre preziosa!»1 afferma Nichiren Daishonin. Se consideriamo la nostra condizione attuale come la migliore per tirare fuori la forza, la speranza e sviluppare le nostre capacità, riusciremo a trasformare qualsiasi situazione in un’occasione di crescita e miglioramento. Per riuscire a disperdere le nubi del dubbio e vincere su noi stessi, è cruciale dedicare la nostra lotta ed esperienza anche agli altri, per ispirarli a trarre coraggio.

Daisaku Ikeda scrive:

«In definitiva, il modo per costruire la felicità assoluta è  risvegliarsi alla propria missione per kosen-rufu e dedicare la propria vita al grande voto. Quando dedichiamo la vita a kosen-rufu2, l’immenso stato vitale dei Bodhisattva della Terra e del Budda sgorga da dentro di noi. Così, anche se ci troviamo in esilio o in prigione, oppure stiamo affrontando una malattia, nessuna di queste circostanze potrà angosciarci, e saremo in grado di godere di uno stato vitale di gioia e appagamento sconfinati».

 Il Nuovo Rinascimento, Con la stessa mente di Nichiren, n° 473, 15 Settembre 2011.

Come facciamo a scoprire qual è la nostra missione?

Come Nujeen, occorre affrontare la strada che abbiamo di fronte; tirando fuori tutto il nostro coraggio. Usando la nostra vita anche per dare voce a chi in quel momento non ce l’ha.

Recitare Nam-myoho-renge-kyo ci aiuta a percepire profondamente che ognuna e ognuno di noi ha una missione da compiere. Un strada non dettata, non stabilita da nessuno, ma che creiamo ogni istante in cui decidiamo di andare avanti e di vincere nel presente, così come siamo, perfettamente dotati3

Note
1- Nichiren Daishonin, La torre preziosa (RSND, 1, 264).
2- Viene tradotto come “pace nel mondo”, intesa però in senso più vasto della semplice “assenza di guerre”. Si potrebbe definire come pace omnicomprensiva, ottenuta attraverso un radicale cambiamento nel cuore delle persone grazie alla diffusa adozione di valori umanistici quali – prima di ogni altro – l’assoluto rispetto per la dignità della vita. Per approfondire: La realizzazione della pace (kosen-rufu) – Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (sgi-italia.org)
3- Uno dei significati di “Myo” di Nam-myoho-renge-kyo è quello di “perfettamente dotato” che a sua volta significa “perfetto e completo”. Secondo il Buddismo lo stato vitale che pervade l’immenso universo è compreso nel nostro stesso ichinen (determinazione) e ogni essere vivente può manifestare il mondo di Buddità e diventare una Budda.