Cos’è la felicità e dove possiamo trovarla?

  • Autore dell'articolo: Roberto Tarantino
La ricerca della felicità ci contraddistingue da sempre. Rincorriamo traguardi e realizzazioni sperando di poterci godere quanto abbiamo ottenuto. Ma possiamo affermare che questa sia la vera felicità?
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La ricerca della felicità

Come possiamo vivere una vita felice? Come possiamo vivere la migliore esistenza possibile? Interrogarsi sulla felicità e come raggiungerla è nella nostra natura. Questo argomento spazia dalle scelte più importanti: il percorso di studi, il lavoro, la città nella quale abitare o se portare avanti una relazione o meno; fino ad arrivare anche a scelte meno incisive: che film guardare o cosa mangiare per cena. Oltre all’aspetto individuale, la condizione della nostra felicità è anche strettamente legata alla situazione sociale, politica ed economica nella quale viviamo.

Per il Buddismo di Nichiren Daishonin questa ricerca è l’opportunità per valorizzare ogni aspetto della nostra vita. È il carburante necessario per uno sviluppo spirituale e per avere delle vite dignitose. Il primo passo di questo percorso si trova nella distinzione tra felicità relativa e felicità assoluta e capire come farle lavorare insieme attraverso la pratica quotidiana di Nam-myoho-renge-kyo.

La felicità relativa

Questa felicità si basa su una visione illusa e parziale della realtà, dove il pensiero predominante è che l’essere felici dipenda principalmente da quello che possediamo, da dove viviamo, dallo status sociale o dalle persone che abbiamo intorno. Questo atteggiamento ci fa delegare il nostro “stare bene” all’esterno, a cose che per loro natura sono transitorie, ovvero soggette ad un cambiamento. Affidarsi solo a questi aspetti rende la nostra esistenza instabile, facendoci perdere il reale controllo del nostro benessere e nutrendo quelli che il Buddismo chiama “I tre veleni1 di avidità, collera e stupidità. In questa condizione rischiamo di alimentare un circolo vizioso nel quale siamo dominati dai desideri e dalle illusioni, che ci ostacola nella crescita personale e nel raggiungimento di una vera felicità.

La felicità assoluta

È una condizione di indipendenza ed emancipazione dai fattori esterni. L’origine di questa felicità è intimamente presente in noi e, in ultima analisi, consiste nel riuscire a «[…] provare gioia per il semplice fatto di essere vivi»2. Al contrario di quella relativa, sperimentiamo la felicità assoluta in modo autonomo, partendo dalla nostra natura illuminata, permettendoci così di percepire e fare nostri i molteplici aspetti positivi dell’esistenza.
Ricercare la felicità assoluta significa risvegliare la nostra buddità e alimentare quelle caratteristiche nobili che già possediamo, come:

  • determinazione
  • gratitudine
  • spirito di iniziativa
  • saggezza
  • compassione
  • coraggio

Con questo atteggiamento potremo affrontare con speranza anche i momenti più difficili, riuscendo ad influenzare positivamente l’ambiente, evitando di subirlo. Questa condizione ci consente di rimanere aperti al confronto, desiderosi e capaci di sfidarci per creare armonia e valore nel mezzo di qualsiasi situazione.

Dovremmo quindi abbandonare l’inseguimento della felicità relativa e concentrarci esclusivamente su quella assoluta?

Assolutamente no! È vero che contare solo sui fattori esterni ci limita nel valorizzare le cose buone che ci appartengono e, piuttosto, ci fa concentrare su ciò che ci manca generando sofferenza e frustrazione, ma Nichiren Daishonin, ci incoraggia ad utilizzare la felicità relativa come impulso per sperimentare ancora più rapidamente la felicità assoluta.
Grazie alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo saremo capaci di sradicare gli attaccamenti e le illusioni legati ai desideri e comprenderemo come questi siano il punto di partenza grazie al quale ci potremo sviluppare e fortificare. Per il Buddismo di Nichiren anche la ricerca di beni materiali e transitori è un “ingrediente” fondamentale per il conseguimento dell’illuminazione e la ricerca di una vita dignitosa per sé e per gli altri.

La forza vitale della speranza

Il Buddismo di Nichiren e della Soka Gakkai si poggia sulla ferma convinzione che ognuno di noi è un Budda, capace di dare valore e significato ad ogni avvenimento. Gioire «per il semplice fatto di essere vivi» è una capacità che scaturisce da questa pratica3, radicata nel quotidiano.
Orientare se stessi verso una felicità indipendente, in grado di resistere ad ogni tipo di difficoltà e sofferenza, significa non rinunciare a nulla. Saremo liberi di abbracciare noi stessi come siamo, di trasformare con naturalezza le debolezze e guardare agli obiettivi con speranza illimitata, grazie al coltivare giorno dopo giorno una forza vitale che dipende solo dal nostro cuore e dalla nostra mente.

Assumersi la responsabilità della propria felicità

Nichiren spiega che «Non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente»4.
Assumersi la responsabilità della trasformazione del nostro cuore e della nostra mente non è facile e scontato. Ogni praticante di questo Buddismo si sforza ogni giorno ad andare davanti al Gohonzon per attuare questo cambiamento, per “lucidare” la propria vita, e dare prova del potenziale che ha ogni persona risvegliata alla propria natura di Budda.

La responsabilità della vera felicità è nostra. La pratica buddista di Nam-myoho-renge-kyo insegnata da Nichiren è lo strumento per avere la forza necessaria per non arrendersi alla nostra parte oscurata, rassegnata o rancorosa. È lo strumento per non arrendersi a vite difficili, colme di sofferenza e circostanze avverse. La ricerca della felicità assoluta, percorrendo la strada della felicità relativa, è la via illuminata grazie alla quale potremo sentirci felici e a nostro agio nel corso della nostra vita.

Note e approfondimenti

1 – I tre veleni – “avidità, collera e stupidità. I mali fondamentali inerenti alla vita, che danno origine alla sofferenza delle persone. Nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza i tre veleni sono considerati la fonte di tutte le illusioni e dei desideri. I tre veleni sono chiamati così perché inquinano la vita delle persone e operano per impedire loro di rivolgere cuore e mente al risveglio.” (Dizionario del Buddismo, p. 702, Ed. IBISG)

2 – Ikeda, D., La saggezza per creare la felicità e la pace, Parte 1 – la felicità, p. 5, Ed. Esperia

3 – La pratica quotidiana: fede, pratica e studio. Un impegno costante per…

4 – Daishonin, N., Il conseguimento della buddità in questa esistenza, RSND, 1, 4