Come affrontare il futuro nell’era della crisi climatica

  • Autore dell'articolo: Andrea Yuji Balestra, responsabile nazionale studenti
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“Sarebbe forse bene se spendessimo una parte maggiore dei nostri giorni e delle nostre notti senza frammettere ostruzioni fra noi e i corpi celesti, se il poeta non parlasse così tanto da sotto un tetto, o se il santo non vi dimorasse così a lungo.”

Thoreau, H.D., (1854) Walden, p.57, Feltrinelli

Viviamo un’epoca costellata di sfide complesse, la cui soluzione sembra impossibile da trovare. Spesso ci sentiamo sopraffatti dalla portata dei problemi globali, che sono talmente enormi – e tanto ramificati – da toglierci il respiro, lasciandoci la piena convinzione che è impossibile arginare, e poi invertire, la direzione verso cui ci sentiamo trascinati in modo passivo.
In tutto questo si intersecano i nostri problemi personali, che occupano gran parte della nostra quotidianità e richiedono la massima concentrazione per non essere sopraffatti da essi. Come poter affrontare tutte queste situazioni insieme, e come coltivare una speranza che non sia figlia di un momento, ma che poggi le sue basi su degli assunti inscalfibili? Il Buddismo di Nichiren espone in questo senso una soluzione che già esiste, e che deve essere solo svelata.

In questo momento storico vari fenomeni atmosferici colpiscono il nostro pianeta in modo sempre più violento e imprevedibile, gettando all’aria la certezza di poter abitare la nostra casa senza correre rischi per la generazione presente e per quelle future. In questo contesto, vivere in modo sostenibile diventa sempre più difficile. Ma cosa significa sostenibilità, innanzitutto? Cosa è sostenibile, e cosa non lo è?

Nel 1987 la Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo (WCED) pubblicò un report dal titolo Our common future passato alla storia come Rapporto Brundtland in cui si delineava, per la prima volta, il concetto di sviluppo sostenibile, che spiega di come questi sia: “…uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.1

LA PROSPETTIVA GIUSTA

Come è possibile invertire la tendenza, affinché questa definizione diventi un fondamento vivo e condiviso, una pratica comune? In primo luogo, il Buddismo ci insegna che possiamo ritrovare questo senso di cooperazione attiva solo se torniamo a curare le relazioni all’interno dell’ambiente a noi più prossimo, proprio come ci ricorda il presidente Ikeda nella sua Proposta per l’ambiente del 2012, secondo cui

“Per evitare di essere sommersi da questi sentimenti è fondamentale avere salde radici, trovare una prospettiva da cui poter percepire l’impatto delle proprie azioni e sentire che si stanno compiendo progressi concreti nella trasformazione della realtà. Questo, secondo la mia opinione, è il ruolo della comunità locale.“

In sostanza, è proprio coltivando legami umani prossimi che possiamo riconoscere la nostra comune umanità, e affrontare il senso di urgenza dei problemi globali senza distaccarci dalla realtà, cominciando a operare seriamente a tutela del nostro ambiente e coinvolgendo sempre più persone a fare altrettanto. Questo genera massa critica, e in ultimo una società civile compatta, informata e proattiva sul tema.
A favore di questa tesi, sempre il presidente Ikeda ricorda nella Proposta di pace 2020:

Se ci concentriamo unicamente sulle minacce che abbiamo davanti, corriamo il rischio che chi non ne è direttamente toccato rimanga indifferente; e anche chi ne riconosce la gravità può essere sopraffatto da un senso di impotenza concludendo che non si può fare nulla per cambiare la situazione.

Fare comunità in ambito locale per espandere questi legami a livello globale, percependo la profonda connessione che intercorre tra noi e l’ambiente circostante: solo in questo modo possiamo imparare a rispettare il luogo preciso che abitiamo e mantenere un’empatia che ci permetta al tempo stesso di nutrire una sincera preoccupazione per le sorti di tutto ciò che sembra non toccarci da vicino.

CIRCOSCRIVERE L’ESEMPIO PER UN IMPEGNO REALISTICO

A questo proposito, è interessante notare come questa profonda interconnessione possa essere istituzionalizzata: esempi concreti di questo “Ben Vivere” si trovano tanto in Ecuador che in Bolivia, le cui comunità indigene si sono battute affinché la ricca eredità culturale derivante dalle loro tradizioni potesse andare a implementare le loro costituzioni nazionali, riuscendo in questo intento. Oggi i concetti autoctoni di sumak kawsay, o di suma qamaña, regolamentano il fatto che in entrambi i paesi va anzitutto ricercata la realizzazione collettiva di una vita armoniosa col nostro ambiente – dotato di eguale dignità della vita umana – al posto di un modello di sviluppo che vede gli esseri umani e l’ambiente come una risorsa economica, e che ha, quindi, come scopo quello di

“ottenere il buon vivere per alcuni esseri umani al costo di trasformare il resto degli esseri in oggetti – in frammenti – la cui unica funzione è quella di servire come mezzi per quest’obiettivo”

Kohn, E., (2021) Come pensano le foreste – Per un’antropologia oltre l’umano, p. 27, edizioni Nottetempo

Nel Buddismo di Nichiren si pone grande enfasi sul fatto che ogni elemento dell’universo sia in profondo legame con ogni altro suo componente, per quanto questo contatto possa sembrarci lontano, o a tratti inesistente. Questa connessione viene spiegata col termine giapponese engi (縁起), traducibile come “origine dipendente”, che indica il concetto di

“apparire in relazione”. In altre parole, nessun essere o fenomeno esiste di per sé, ma solo in relazione ad altri esseri o fenomeni.”

https://www.sgi-italia.org/lorigine-dipendente/

Nichiren Daishonin ricorda infatti nei suoi scritti che

“Mutua inclusione tra un singolo ­istante di vita e tutti i fenomeni” significa che la vita in ogni singolo istante abbraccia il corpo e la mente, l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti dei Dieci mondi e anche di tutti gli esseri insenzienti dei tremila regni: le piante, il cielo e la terra, fino al più piccolo granello di polvere. La vita in ogni singolo istante permea l’intero regno dei fenomeni e si manifesta in ognuno di essi. Risvegliarsi a questa verità è di per sé la relazione di mutua inclusione tra un singolo istante di vita e tutti i fenomeni.

Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 4, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

CAMBIARE LE SORTI DELLA STORIA

La percezione profonda di questa concetto può costituire la chiave di volta per darci il coraggio necessario ad agire, perché spiega in modo evidente di come – se tutto nell’universo è connesso – al tempo stesso non è statico, ma è in continuo divenire.
Significa, a una visione più ampia della questione, che non è detto, come spesso siamo portati a pensare, che la storia si debba ripetere, perché questa non può semplicemente ripetersi allo stesso modo. Pensando alla natura, è infatti evidente di come questo sia, a tutti gli effetti, un vero e proprio abbaglio scientifico, proprio perché “dire che la natura ha un suo equilibrio, significa dire in buona sostanza che esiste uno stato monolitico verso cui tende ogni ecosistema, che una volta raggiunto garantisce che la dinamica tra specie e popolazioni in entrata e in uscita sia un bilancio a somma zero”.2
Daisaku Ikeda ha affrontato questo tema nella sua lectio magistralis presso l’Università di Bologna il 1 giugno 1994 spiegando di come statizzare la realtà per mezzo delle parole significhi bloccare la nostra capacità comunicativa e, in ultimo, la spinta all’azione creativa di cui tutte e tutti noi siamo naturalmente dotati:

“Fermare la realtà con le parole, dunque, significa annullare l’osmosi dinamica tra compiuto e incompiuto e creare l’illusione che una stabilità temporanea sia una stabilità eterna.”

Percepire che la costruzione di legami positivi con le persone a noi vicine è la sola maniera per un modello di sviluppo basato su una considerazione reciproca in grado, a sua volta, di generare la preoccupazione necessaria all’azione è la chiave della vittoria.
In questo modo, se gli esseri umani sono stati, specialmente negli ultimi due secoli, alla base di una piramide di ingiustizia che pone a rischio la vita sul pianeta, essi stessi possono essere i fattori della soluzione vedendo ciò che non è semplice vedere di primo acchito, e cioè che esiste un solo piano di relazione. Infatti, “nel Buddismo il concetto di bodhi (illuminazione) è una partecipazione ai processi naturali del mondo. La mente illuminata e l’ambiente circostante, siano essi umano o naturale, sono un’ecologia condivisa della vita.”3

Nichiren Daishonin, nel riferirsi al concetto di “paese”, invece di usare uno dei caratteri cinesi standard che hanno al loro centro elementi che significano “sovrano” o “arma”, usa nella maggior parte dei casi un carattere in cui l’elemento che significa “persone comuni” è centrale. Per Nichiren, il cuore della nazione non è né le autorità né il territorio, ma le persone comuni che la abitano.

Come poter, allora, dare respiro a questa tensione all’azione, senza che si basi su un preconcetto vuoto? Tutto questo è possibile grazie alle persone comuni e, in ultimo, dando potere ai giovani. Come dice Daisaku Ikeda, infatti, nella sua Proposta per una riforma delle Nazioni Unite del 2006:

“Si dice che circa la metà dei paesi che emergono da un conflitto si ritrovino coinvolti di nuovo entro cinque anni. Nelle società che hanno vissuto conflitti e la tragedia dei cicli di violenza ricorrenti, è estremamente difficile per i membri della generazione al potere districarsi dal ciclo dell’odio e della violenza. È quindi importante concentrarsi sulla prossima generazione, che è meno legata al passato, e trovare modi per consentire ai giovani di esplorare nuove idee, percorsi e approcci per stabilire la pace e la prosperità condivisa.”4

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Ti serve una Risposta al Volo sul tema? Ecco alcuni estratti utili dal libro Campanello d’allarme per il XXI secolo, un compendio di dialoghi tra Daisaku Ikeda e Aurelio Peccei di cui quest’anno ricorre il quarantennale della prima pubblicazione:

“Nel corso della storia moderna, l’essere umano è stato indotto a credere che la chiave della felicità risiedesse nelle riforme applicate all’esterno. Conseguenze di questa enfasi così malriposta e inopportuna sull’elemento esterno sono state la trascuratezza – per non dire il totale oblio – dell’attività interiore della vita umana e l’esigenza di vanificare un certo tipo di azione e dinamismo mentali per incoraggiarne altri.
Oggi l’imperativo più pressante che si pone all’individuo è la nobilitazione e la riforma della sua vita spirituale. Questa è ciò che io definisco rivoluzione umana”
. – Esperia edizioni, pag. 142

“[…] il Sutra del Loto insegna che una rivoluzione interiore può avvenire sviluppando la coscienza amala, ossia a
livello della forza fondamentale che presiede alla vita universale.
Tale evoluzione operante a livello della coscienza amala è paragonabile alla coltura dei terreni agricoli. Tuttavia la rivoluzione interiore dà frutti solo quando è protesa verso l’esterno, ovvero quando è destinata a compiere azioni d’ordine pratico in seno alla società reale.
Tali azioni sono paragonabili alla semina e al raccolto in un terreno dissodato e fertile. Colui che ha operato in sé una rivoluzione umana al livello più profondo della sua coscienza sa gestire i rapporti con la Natura e con gli altri esseri umani. Sa, in particolare, che l’essere umano deve lottare per restare in armonia con le forze e i cicli
della Natura. E non è tutto: egli è perfettamente consapevole che il rispetto per l’esistenza e i diritti altrui, nonché per la dignità della specie umana […] devono costituire la base di ogni relazione personale e sociale”.
– Esperia edizioni, pag. 145

NOTE

1https://www.mase.gov.it/pagina/il-contesto-internazionale

2 https://www.iltascabile.com/scienze/equilibrio-natura/

3 – Ikeda D., Chandra L., (2009) Buddhism – A Way of Values: A Dialogue on Valorisation Across Time and Space, p.6, Eternal Ganges Press – traduzione provvisoria

4 https://www.daisakuikeda.org/sub/resources/works/props/un2006.html traduzione provvisoria