Il valore non dipende dai voti

  • Autore dell'articolo: ilvolocontinuo.it
Letizia racconta come il Buddismo l’abbia sostenuta nel suo percorso universitario
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La storia di Letizia

Mi chiamo Letizia, ho 28 anni, vivo a Firenze e dal 2019 pratico il Buddismo di Nichiren Daishonin. Lavoro come illustratrice e colorista, e l’anno scorso mi sono iscritta alla Facoltà di Psicologia. Questa scelta è nata dopo essermi posta la domanda: “Sto davvero facendo tutto il possibile per sfidarmi nella mia vita?”. La risposta è stata un chiaro no.

Ho capito di aver evitato fino a quel momento lo studio universitario a causa della mia insicurezza derivata dalle esperienze passate. Mi sentivo bloccata, convinta che ormai fosse troppo tardi, e non mi sono data l’opportunità di mettermi in gioco.

Così, nonostante il mio desiderio di studiare psicologia, inizialmente pensai a un corso più semplice, quasi un ripiego. Poi realizzai che una decisione così importante non potevo prenderla solo con la razionalità. Dovevo pregare sinceramente per ciò che volevo davvero, senza impormi limiti.

Il coraggio scaturito da quella scelta mi ha permesso di affrontare per la prima volta i miei dubbi: non ero abbastanza brava o intelligente per frequentare l’università? Avevo preso una decisione troppo grande per me?

Il primo esame, Storia della Psicologia, è stata una delle esperienze più belle e più sofferte. Avevo il pensiero fisso che l’esito della prova avrebbe decretato la mia validità o incapacità come studentessa. Questa ansia derivava dal liceo, dove il brutto rapporto con la professoressa di Storia mi aveva convinta che la materia fosse troppo difficile per me.

Nel Buddismo “coraggio” non significa solo agire con audacia, ma include il significato di sviluppare la saggezza di “percepire il vero aspetto della realtà” e trionfare sulle avversità.

Daisaku Ikeda, Ai miei cari amici del Gruppo giovani, pag. 9

Guidata da queste parole, ho dato il massimo ogni giorno, recitando a lungo Nam-myoho-renge-kyo. Ho coltivato la gratitudine per essermi sfidata in quell’avventura, anche se una vocina interiore mi sabotava costantemente per farmi credere di non esserne in grado, e ho lottato contro il perfezionismo e la tentazione di arrendermi.

A giugno 2024, il mio primo incontro con il Gruppo Studenti della Soka Gakkai mi ha ispirata a decidere di sostenere l’esame di Storia della Psicologia già il mese successivo. E ce l’ho fatta! Sono convinta che senza la solida base di Nam-myoho-renge-kyo avrei procrastinato a lungo.

Sono arrivata all’esame felice, sicura di farcela a prescindere dal risultato. Dopo un paio di settimane, il 30/30 mi ha confermato di essere sulla strada giusta. A differenza del passato, dove attribuivo i miei successi alla fortuna, questa volta ho capito che si trattava del mio impegno.

Ho iniziato a vedermi non più come una persona a cui le cose capitano, ma come una che le crea.

Ho condiviso questa sensazione con gli amici e le amiche, incoraggiandoli proprio con le parole del maestro Daisaku Ikeda. All’inizio mi sentivo a disagio, ma un sostegno dato al momento giusto può fare la differenza per chi è in difficoltà, rafforzando il legame e la voglia di lottare insieme.

Gli esiti degli esami successivi sono stati sempre eccellenti, finché i vecchi ostacoli si sono ripresentati, portando ansia e sofferenza. Mentre recitavo Daimoku mi sono trovata a chiedermi perché volessi ancora ottenere voti altissimi e cosa dovessi dimostrare. Questa domanda mi ha fatto capire che, in realtà, pensavo che solo prendendo voti alti nessuno avrebbe potuto mettere in discussione il mio valore.

Allora ho compreso che il problema non erano i risultati, ma la mia incapacità di riconoscere la natura di Budda della mia vita. Dovevo scardinare questa insicurezza per non rovinarmi il resto dell’esperienza universitaria.

A meno di un mese dall’esame che dovevo dare, decisi che qualsiasi cosa fosse accaduta, io mi sarei presentata, sapendo che sarebbe stato il terreno fertile perfetto per la mia rivoluzione umana.

Il punto è decidere di dare il massimo in ogni campo e non retrocedere mai da questa decisione. Quando ci troviamo ad affrontare circostanze particolarmente difficili tendiamo facilmente a darci per vinti, come se avessimo stabilito che la situazione è senza speranza ancor prima di cercare delle soluzioni. Ci arrendiamo senza neanche lottare. È questa la vera causa dell’insuccesso.

Daisaku Ikeda, La nuova rivoluzione umana, vol. 4, pag. 113

Guidata da queste parole e dal Daimoku, ho sostenuto la prova con una grande pace interiore, nonostante avessi ancora molto da studiare. Ho risposto a due domande su tre e sono uscita dall’aula felice e decisa che avrei ottenuto una grande vittoria da raccontare.

Qualche giorno dopo è arrivato l’esito: un 25/30 che per me, ancora oggi, ha il valore di un 30 e lode. L’esperienza mi ha dato la possibilità di sfidare i miei limiti e di rendermi conto del potenziale che è in me, non definibile da alcun voto ma solo dalle azioni che compio ogni giorno per essere la discepola che Sensei vorrebbe.

Ho capito che è importante non avere paura di sbagliare per l’ansia di essere giudicati, ma piuttosto goderci lo sbaglio, che è sempre un’occasione per crescere. E se sbagli o prendi un brutto voto il mondo va avanti lo stesso.

Durante questo percorso mi sono chiesta costantemente: “Cosa farebbe Sensei al mio posto?”. Avere un maestro è come parlare con qualcuno che scioglie tutti i dubbi che ci bloccano. Il punto centrale è avere nella propria vita una persona che crede in te più di chiunque altro, senza giudizio. E lui crede pienamente nei giovani!