Oltre il silenzio sul suicidio – la Tazza Blu e il potere del dialogo

  • Autore dell'articolo: Chiara De Mastro, Grazia Berrone, Rino Voto
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“Crediamo che il suicidio in adolescenza non sia mai una scelta, ma una condizione di sofferenza emotiva grande e difficile da riconoscere. Pensiamo che la società e tutte le istituzioni debbano farsi carico del suicidio in adolescenza che è tra le prime cause di morte.”1
La Tazza Blu | Associazione LTB è un associazione di volontarie/i che si occupa di organizzare eventi di sensibilizzazione, proporre progetti nelle scuole e in tutti luoghi frequentati dalle/dai giovani, sul tema del suicidio. Cerca di costruire reti di relazioni per portare il tema all’attenzione delle istituzioni scolastiche, sanitarie e politiche e promuove attività di prevenzione e intervento post- traumatico. Abbiamo dialogato con Rocchina Stoppelli, Presidentessa dell’associazione e madre di Giulia, che si è tolta la vita poco prima di compiere 17 anni.

REDAZIONE: La Tazza Blu è un’associazione nata grazie a persone che hanno vissuto il dolore della perdita di un familiare per suicidio, e che hanno scelto di trasformare la loro sofferenza in un impegno concreto per aiutare gli altri. Venendo a conoscenza di questa realtà, abbiamo riscoperto il significato profondo del principio buddista di “trasformare il karma in missione”2. Dal libro “Cos’è la rivoluzione umana” di Daisaku Ikeda si legge: “Sii forte, non lasciarti sconfiggere. Anche il Presidente Toda, che fu il secondo Presidente della Soka Gakkai, quindi maestro di Ikeda, perse la moglie e una figlia piccola quando era giovane. Affermava che sperimentare grandi sofferenze karmiche come la perdita di un compagno o di un figlio, una grave malattia o difficoltà finanziarie, permette di condurre un’esistenza più profonda, basata sul senso di missione. Nessuno può evitare il dolore di doversi separare dalle persone che ama. (…) La chiave sta nel trasformare il Karma in missione.”3

ROCCHINA: La Tazza Blu mi ha aiutato ad alzarmi e in qualche modo a provare a fare qualcosa con ciò che mi era accaduto. Non dico che è riuscita a darne un senso, perché per me la morte di Giulia non avrà mai un senso. Giulia studiava molto, conosceva le lingue, leggeva e guardava i film in inglese. Giulia aveva le parole ma non mi ha espresso il suo dolore. Le chiesi se c’era qualcosa che non andava ma forse ha pensato che non potessi capire. Anche per questo non trovo un senso in quello che è successo. Io non ho una fede come quella di cui parlate. È difficile andare avanti.

REDAZIONE: Ogni esperienza è degna di essere ascoltata e bisogna dare valore alla dignità di tutte le persone. Vediamo in te una donna che usa il suo dolore per aiutare chi ne ha sperimentato uno simile e per evitare che altri lo attraversino.
Viviamo in una società molto individualista, in cui il malessere deve rimanere privato. Condividere la sofferenza affinché altre persone si possano sentire meno sole, è un’azione di grandissimo valore.
Uno dei motivi che ci ha spinto ad approfondire il vostro impegno come associazione è il desiderio di rompere il silenzio e superare il timore che la società spesso ha nel parlare di morte e suicidio. Questi temi rimangono inespressi come se non si volesse turbare troppo la sensibilità delle persone. Così, però, viene scartata la possibilità di fare un lavoro preventivo, che invece è molto utile. Parlare è la base del dialogo, del confronto e anche dell’educazione. Come ci hai raccontato tu, Giulia le parole le aveva, ma se non si danno i giusti strumenti per poter mettere insieme quelle parole, è ben difficile che escano. Nel Buddismo di Nichiren la morte è uno dei temi fondamentali da affrontare: non possiamo comprendere la vita senza comprendere la morte. Crediamo che accogliere e riflettere sul senso della morte possa aiutare a dare più significato alla vita. Affrontare questo tema con consapevolezza può essere un passo fondamentale per prevenire il dolore e la solitudine che possono portare a un gesto estremo come il suicidio.

ROCCHINA: Sono d’accordo. Una premessa che vorrei fare è che quando noi parliamo di suicidio lo facciamo utilizzando la parola “vittime di suicidio”, perché se continuiamo a pensare che chi si suicida sceglie, è una questione personale. Chi si suicida non sceglie. Sta male, sta talmente male che la sofferenza mentale lo porta a non vedere nessun altra via d’uscita. La persona è quindi vittima di un dolore indicibile, giusto? A questo punto diventa una questione sociale, non più individuale. Noi siamo tutti responsabili, io per prima. Quando una persona, soprattutto se molto giovane, si suicida, credo che dovremmo viverlo come un fallimento di tutta la società e soprattutto noi adulti dovremmo farci delle domande.
Molte volte abbiamo difficoltà ad entrare nelle scuole per fare prevenzione e parlare di suicidio. Spesso non riusciamo a farlo neanche dopo che c’è stato un suicidio e questo perché si innalza un muro appena si parla del tema della morte. L’obiettivo dell’associazione invece è proprio quello di generare una crepa su questo muro di omertà, utilizzando le giuste parole. La maggior parte delle volte sono i giovani che ci chiamano ad intervenire nelle loro giornate di autogestione e quando chiediamo loro: “Come mai? Perché siete qui oggi ad affrontare un tema così doloroso?”, loro ci dicono che hanno bisogno di discuterne e che nessuno gliene parla. E si aprono, si aprono in un modo incredibile. Molti raccontano di aver avuto questi pensieri. Un giorno ho chiesto ad alcuni studenti e studentesse perché Giulia non si fosse aperta con me ed un ragazzo mi ha detto “Ma è chiaro: non avresti capito, quindi sarebbe stato inutile”. Io voglio sperare che non sarebbe stato così, ma è un dubbio che non ha soluzione. Grazie al contatto con i giovani, sono sempre più convinta che siamo noi adulti a costruire i muri, perché loro non hanno nessun timore nel tirare fuori l’argomento anzi, se accolti, chiedono aiuto. Citando Maurizio Pompili, esperto suicidologo della Sapienza di Roma: “Parlarne è la prima forma di prevenzione”.

REDAZIONE: Uno dei modi per dare valore alla persona che abbiamo davanti è l’ascolto, ed è per questo che riteniamo fondamentale imparare a sforzarci di creare dialoghi sinceri, che nascono da un’autentica empatia. La realtà in cui viviamo è sempre più caratterizzata dalla velocità e dal surplus (di informazioni, dii stimoli, di novità…) ed è facile farsi trascinare da ciò che ci accade prestando poca attenzione al momento presente e alla persona che abbiamo di fronte. Come scrive Daisaku Ikeda:

“Ecco perché è così importante accantonare le nostre differenze e ascoltare veramente gli altri, condividendone i dolori e le sofferenze come esseri umani alla pari. Il cuore altruista, capace di ascoltare in questo modo, ha il potere di aprire le menti delle persone, di dissipare l’ansia e guarire le ferite mentali. Ci vuole un cuore umano per toccare il cuore umano.”

Senza mai giudicare – Buddismo e società

ROCCHINA: Un altro dei modi attraverso il quale apriamo il dialogo con i giovani è una chat online di sostegno psicologico che abbiamo potuto rendere attiva grazie ad un Bando Regionale. Le persone che rispondono sono tutte psicologhe preparate sul tema del disagio giovanile. Il nostro obiettivo è di prolungare questo progetto fino ad Ottobre, per un periodo più lungo di quanto previsto, perché ci rendiamo conto che soprattutto i mesi di fine e inizio anno scolastico sono cruciali. 
Abbiamo questo desiderio anche perché i dati Istat non sono rassicuranti, infatti quelli del 2021 ci mostrano che le fasce di età si stanno notevolmente abbassando: ci sono richieste di aiuto non più dai 15 anni ma dai 10 anni in su.
Sempre per questo motivo, quest’anno tornerò per la quinta volta al Ministero della Salute, per richiedere un piano nazionale per la prevenzione del suicidio che contempli anche un osservatorio su di esso. Siamo del parere infatti che non basti un numero di telefono, ma che occorrano percorsi di supporto attivo e reti di sostegno indirizzate alla persona da prendere in carico in maniera globale. 

REDAZIONE: La tua perseveranza e dedizione sono incredibili. L’attenzione che tu e la Tazza Blu avete nei confronti dei giovani è di grande esempio. Anche il nostro Maestro Ikeda ha sempre dato valore al contributo dei giovani, impegnandosi per il superamento di incomprensioni generazionali. A questo proposito, vorremmo chiederti se hai piacere di condividere con noi una vostra esperienza o un pensiero a riguardo.

ROCCHINA: Io ho grande fiducia nei giovani e tra l’altro tenni il mio primo intervento al Liceo Cavour della Città di Torino, la scuola di Giulia. Anche se molto impegnativo e faticoso, a fine giornata è stato bellissimo abbracciare tutti quei giovani. Sono stata io a chiedere a loro chi volesse ricevere un abbraccio e si è creata una coda di persone.
Abbiamo incontrato anche i ragazzi e le ragazze di “tuttoannodato” con cui collaboriamo. Sono un gruppo autogestito della città di Moncalieri che si sono costituti a seguito della morte per suicidio di Andrea.
Un’altra commovente dimostrazione del fatto che i giovani sono consapevoli di queste tematiche è che quando alla fine degli interventi nelle scuole diamo la possibilità di fare delle donazioni per sostenere i nostri progetti, i ragazzi e le ragazze ci donano anche solo 1€. Per loro è una grande offerta e per noi, vederli tanto coinvolti  è il tesoro più grande. 
Esempi di come i e le giovani si mobilitano sono accessibili a tutti: sul nostro sito e sul nostro canale Youtube c’è un cortometraggio che si chiama “L’albero di Silvia; e Vanessa Ferrero, una giovanissima ragazza del torinese ha scritto il libro “Nei silenzi assordanti”, che affronta il tema del suicidio.

REDAZIONE:  Crediamo che questo secolo sia pronto per una rivoluzione umana. In passato abbiamo sempre vissuto le rivoluzioni economiche o politiche, ma mai una rivoluzione dello spirito umano. Questo è il motivo per il quale esiste la Soka Gakkai, l’organizzazione che promuove il buddismo che pratichiamo. Il fine non è la religione in quanto tale, ma creare una rete di persone che decidono di crescere per essere felici insieme e che desiderano sostenersi a vicenda. Anche se una piccola azione può sembrare insignificante, ha il potere di creare un effetto “farfalla”: perciò siamo sicuri che tra qualche anno la vostra piccola realtà avrà avuto un impatto fondamentale per il futuro della nostra società. Ci impegneremo per primi nell’essere una camera d’eco del vostro impegno virtuoso. Che nome daresti tu a questa “Rivoluzione Umana”? Come possono agire gli adulti per incoraggiare e sostenere i giovani? 

ROCCHINA: Noi adulti dobbiamo davvero fare un percorso di crescita. Se pensiamo “tanto a me non succederà mai”, sbagliamo. Giudicare inoltre è una cosa che i giovani non hanno sviluppato quanto gli adulti. Se giudichiamo come possiamo parlare di queste tematiche?
L’obiettivo dev’essere quello di unirci insieme, giovani e adulti, e provare a trovare una soluzione tramite lo scambio. Ognuno con la sua parte, ogni giorno, può fare la differenza e trasformare il presente per un  futuro migliore per le nuove generazioni. Credo anche che le Istituzioni debbano farsi carico di tematiche importanti come queste che altrimenti rimangono invisibili. 

REDAZIONE: Grazie infinitamente. Vorremmo salutarci leggendo una frase del nostro Maestro Daisaku Ikeda:

“La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità”.

Daisaku Ikeda, La rivoluzione umana, prefazione.

Tu e Giulia sarete per sempre nel nostro cuore e nelle nostre preghiere.

Note:
1-La Tazza Blu | Associazione LTB 1
2-Il karma: destino immutabile o forza motrice per la vita? • Il Volo Continuo
3– Daisaku Ikeda, Cos’è la rivoluzione umana, Esperia Edizioni, Torino, pag. 68.