I Miserabili – Victor Hugo

  • Autore dell'articolo: Dario
V’è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; v’è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l’interno dell’anima.
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Inaugurare una nuova alba di resilienza e speranza in cui nessuno venga lasciato indietro

“V’è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; v’è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l’interno dell’anima.”1

In questo appassionante, commovente, poetico e maestoso romanzo, I Miserabili, sono dipinte la profondità del cuore umano, la vastità delle sue possibilità. Jean Valjean, uno dei personaggi principali, è un ex-carcerato, colpevole d’aver rubato del pane per sfamare il suo nipotino. L’animo di quest’uomo, segnato da vent’anni di gravi ingiustizie, è saturato d’odio, irreversibilmente indurito. Valjean conosce il primo spiraglio di luce grazie all’incontro con il vescovo Monsignor Bienvenu, personificazione della compassione, che riesce a fare breccia nel suo cuore, risvegliarlo alla fiamma debole ma inestinguibile che risiede nelle profondità della sua vita. Il vescovo provoca in Valjean “una lotta, colossale e decisiva, […] fra la malvagità e la bontà del suo animo”2, da cui risulta la scelta di rinunciare alla “spaventosa calma”3 dell’odio verso la società per abbracciare una vita dedita alla compassione verso gli altri esseri umani. Lasciando il passato alle spalle e coltivando le virtù umane, egli riesce a risollevare l’economia di un’intera cittadina e a cambiare il destino di altre due protagoniste: Fantine – emblema della violenta oppressione della donna – che si vede umiliata e costretta a prostituirsi, e la piccola figlia Cosette.

Victor Hugo (1802-1885) celebra in questo grande classico le esistenze di coloro che riversano in una condizione di povertà estrema. Attraverso i personaggi che animano la narrazione l’autore riesce a mostrarci con quanta violenza e indifferenza la società sia in grado di opprimere le vite delle persone. Nonostante sia ambientato nella Francia dell’Ottocento, quest’opera continua ancora oggi a indicarci la strada che la società globale deve prendere, poiché miseria e violenza continuano a imperversare su un numero indefinito di esseri umani.

Daisaku Ikeda è rimasto profondamente colpito dal romanzo “I Miserabili” sin dalla gioventù e cita spesso Hugo per trasmettere i profondi e concreti incoraggiamenti del buddismo di Nichiren Daishonin:

«Nelle avversità dobbiamo ripetere con forza: speranza, speranza. E ancora speranza»4. Così lo scrittore francese Victor Hugo incoraggiava dall’esilio i compatrioti che stavano subendo l’oppressione di un regime autoritario. Per quanto difficili possano essere le circostanze in cui ci troviamo, finché manterremo la speranza non saremo mai sconfitti; finché abbiamo speranza possiamo continuare ad avanzare.

D. Ikeda, Buddismo e Società, 127

NOTE E APPROFONDIMENTI

  1. Victor Hugo, I miserabili, Crescere edizioni, 2019, p. 188
  2. Ibidem, p. 99
  3. Ibidem, p. 96
  4. Victor Hugo, Pendant l’exil: 1852-1870 (Durante l’esilio: 1852-1870), in Actes et Paroles (Atti e parole), Parigi: Albin Michel, 1938, vol. 2, p. 114