Incontrare il Gohonzon è la fortuna più grande

  • Autore dell'articolo: La redazione
Attraverso la sua storia, Martina ci racconta di come ognuno sia perfetto così come è

La storia di Martina

Mi chiamo Martina, ho 35 anni e ho conosciuto il Buddismo grazie a mio padre nel 2002, ma ho iniziato a praticarlo solo dieci anni più tardi. Il mio primo momento cruciale con la pratica buddista è avvenuto nel 2015 quando, a seguito dell’ennesima delusione sentimentale, determinai profondamente che la persona che un domani avrei avuto accanto sarebbe stata quella adatta a me per crescere e creare valore insieme.

Così, proprio in quel periodo di grande sofferenza decisi di rimanere da sola, per imparare a conoscermi e a non aver paura di stare con me stessa. Solo grazie a Nam myoho renge kyo sono riuscita a portare avanti tutto questo. Fu un anno bellissimo, proprio grazie all’atteggiamento nei confronti di quel tipo di sofferenza che mi trovavo ad affrontare per la prima volta in trent’anni.

Nonostante la stagione estiva che mi vedeva a lavoro tredici ore al giorno, riuscivo a incontrare i compagni di fede, e la mia preghiera era costante e risoluta.

Nel frattempo conobbi una persona, un mio collega che, nonostante la mia decisione di non volere nessuna relazione, stava iniziando a piacermi. Cercai di reprimere ciò che sentivo, ma poi capii che con tutta la fiducia che stavo sviluppando non c’era più niente di cui avere paura. Era arrivato il momento di riaprire la mia vita, ma in un modo nuovo: con la consapevolezza di chi fossi realmente, di cosa volessi e con un rispetto per me stessa mai avuto prima. Daisaku Ikeda scrive:

Qualunque cosa accada bisogna avanzare con gioia e coraggio senza mai soccombere alla paura. La pratica buddista ci permette di raggiungere una vasta condizione dell’essere, così da poter trarre gioia da qualsiasi aspetto della vita.

Daisaku Ikeda, Cos’è la rivoluzione umana, p. 28

In poche parole, quel periodo fu per me il punto iniziale nel comprendere e realizzare quanto trasformando noi stessi, anche il nostro ambiente e le persone che ne fanno parte cambia radicalmente. Che qualunque situazione piacevole o spiacevole può creare immenso valore.

Finita la stagione di lavoro decisi di andare a vivere da sola. Tutto stava procedendo a gonfie vele, e quella paura della solitudine che mi aveva accompagnato da sempre era solo un lontano ricordo. A febbraio 2016, però, arrivò un’altra sfida da affrontare. Mio padre, che per me era un supereroe, fu colpito da un infarto lo portò a rischiare la vita.

Mi assalì una profonda disperazione, iniziarono gli attacchi di ansia e la mia mente iniziò a produrre i peggiori scenari possibili. Feci veramente tanta fatica a rimanere lucida, ma sempre grazie alla pratica buddista e agli incoraggiamenti di Daisaku Ikeda riuscii a usare tutto il dolore per approfondire ulteriormente la fede e ad accorgermi che potevo essere felice a prescindere da come sarebbero andate le cose. Mio padre, in seguito, si riprese completamente e proprio in quel periodo conobbi una ragazza, una compagna di fede, che mi sostenne e incoraggiò molto durante quel momento con mio padre. A prescindere dal legame basato su una fede condivisa, mi resi conto esserci qualcos’altro. E mi faceva paura. Pregando decisi che, pur con timore, avrei affrontato ciò che sentivo.

Fu così che mi resi conto che, per la prima volta, mi ero innamorata di una donna.
Mi sentivo sbagliata e avevo paura di cosa avrebbero potuto dire o pensare le persone intorno a me. Recitai Nam myoho renge kyo con grande fiducia, finché percepii quanto fosse meraviglioso ciò che stavo scoprendo di me stessa. Ancora una volta il Gohonzon mi aveva sorpresa, e così ho aperto la mia vita a quell’amore.

Dopo sei anni e mezzo di relazione con questa persona fantastica posso dire che ho imparato ancora di più ad ascoltare gli altri ed essere indipendente. Mi sono avvicinata al mondo LGBTQIA+, verso cui ero aperta mentalmente ma che non conoscevo da vicino, inconsapevole delle sofferenze e delle difficoltà che così tante persone si trovano ad affrontare quotidianamente.

Non mi sono mai riconosciuta in un orientamento sessuale specifico. Io sono Martina, una persona che ha aperto la propria vita all’amore universale che permette di sentire che ognuno, qualunque sia il suo genere, è perfetto e degno di vivere così com’è. La libertà è un diritto che abbiamo in quanto esseri viventi e il Gohonzon è lo strumento che permette di sperimentarla e proteggerla: incontrarlo è la fortuna più grande che possiamo avere.