I dieci mondi: perché la condizione interiore è così importante?

  • Autore dell'articolo: Elena Stilo e Irene Dell'Erba
Anche quando non brilliamo custodiamo nel nostro cuore un tesoro di inestimabile valore
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Cambiare le lenti con cui osservare noi stessi e l’ambiente

Si può passare dalla sofferenza profonda alla felicità? È possibile sperimentare una gioia indipendente dagli eventi esterni anche nella sofferenza più profonda?
Durante le nostre giornate sperimentiamo vari stati d’animo. Reagiamo ai vari accadimenti a seconda del nostro carattere, della nostra sensibilità, delle nostre tendenze e in base ai valori in cui crediamo. Tutto dipende strettamente dal punto di vista attraverso il quale osserviamo la realtà; dipende dalla “lente” con cui osserviamo noi stessi e il mondo. Il Buddismo di Nichiren Daishonin codifica questa “lente” in dieci condizioni interiori chiamate i dieci mondi. Ovvero, dieci condizioni (o stati) vitali che possiamo manifestare e con le quali interpretiamo la nostra vita.
Il passaggio da una condizione all’altra a volte è repentino e facilmente influenzato dalle condizioni esterne.
Possiamo rimanere in equilibrio con noi stessi senza farci influenzare dall’ambiente? Possiamo percepire ogni aspetto di noi stessi, compresi i difetti, come qualcosa da valorizzare, degno di rispetto?

I Dieci mondi (elenco)

Il Sutra del Loto insegna che dentro di noi ci sono dieci diversi stati vitali, chiamati dieci mondi. Questi mondi non sono né positivi né negativi di per sé, poiché ciascuno può essere funzionale o disfunzionale per la nostra vita.
A loro volta, questi mondi vengono suddivisi in quelli inferiori, i primi sei, che dipendono dall’ambiente esterno. I superiori, i restanti quattro, sono invece legati alla nostra volontà di migliorarci.
La bellezza di questo principio è che queste condizioni non sono separate tra di loro, ma anzi, si compenetrano. Ciò significa che anche nella sofferenza più profonda (mondo d’inferno) è contenuta una condizione più ampia, caratterizzata da saggezza e compassione illimitate (il mondo di buddità). il principio dei dieci mondi e il loro mutuo possesso ci spiegano come sperimentare una felicità indipendente nel qui e ora, non in futuro ipotetico.

Elenco Dieci mondi

  1. Mondo di inferno: disperazione, infelicità e sofferenza. Sperimentandolo possiamo capire chi lo sta vivendo.
  2. Mondo degli spiriti affamati (o stato vitale di avidità): dipendenza dai desideri, di cui non ne abbiamo mai abbastanza. I desideri possono controllarci, ma anche essere propulsori della nostra crescita.
  3. Mondo degli animali (o stato vitale di animalità): impulsività e istintività. L’istinto ci permette anche di reagire per salvaguardarci.
  4. Mondo degli Asura (o stato vitale di collera): arroganza e servilismo. Possiamo sfruttarlo per combattere le ingiustizie.
  5. Mondo degli esseri umani (o stato vitale di umanità): tranquillità ed equilibrio. Rischia di sfociare nell’inerzia e nella pigrizia.
  1. Mondo degli esseri celesti (o stato vitale di cielo): euforia che dipende da fattori esterni, quindi fragile e fuggevole. Può incatenarci nella sua continua ricerca.
  2. Mondo degli ascoltatori della voce: ricerca dell’automiglioramento attraverso l’apprendimento. Può trasformarsi in arroganza nei confronti di chi ne sa meno di noi.
  3. Mondo dei risvegliati all’origine dipendente: “Eureka!” esclamò Archimede. Intuizione spontanea. Se non condivisa rimane fine a sé stessa.
  4. Mondo dei bodhisattva: ricerca dell’auto perfezionamento e dell’illuminazione attraverso l’altruismo. Può distoglierci dalla nostra felicità.
  5. Mondo dei Budda (o stato vitale di Buddità): Completa libertà. Comprensione di essere tutt’uno con i fenomeni dell’universo.

“Un centro di gravità permanente”: il mutuo possesso come fonte inesauribile di speranza e coraggio

Saper dare spazio alla nostra natura illuminata (il mondo di buddità), che riesce a mantenerci determinati e colmi di speranza mentre affrontiamo sfide e sofferenze, costituisce la base della pratica buddista nel quotidiano. Basando la nostra vita sulla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo possiamo far nostro un “centro di gravità permanente” e riuscire a non essere più in balia delle circostanze. In altre parole, basando la nostra vita quotidiana sulla pratica buddista possiamo fare del mondo di buddità la condizione predominante delle nostre giornate. Per questo il conseguimento dello stato vitale del Budda non prevede l’estirpazione degli altri nove mondi, ma piuttosto, offre l’occasione di viverli tutti al massimo delle loro potenzialità grazie ad una prospettiva illuminata.

Scegliere il proprio filtro

Quando sui social pubblichiamo una foto possiamo applicare il filtro che più ci piace, fino a raggiungere il risultato desiderato.
Applicare “il filtro” della buddità alla nostra vita ha lo stesso funzionamento. Ad esempio, farlo mentre ci troviamo nel mondo di inferno non ci impedirà di soffrire, ma smetteremo di essere soggiogati dalla sofferenza. Non vivremo in modo passivo o rimanendo privi di speranza, ma anzi, saremo capaci di trasformare quel momento critico in un contributo alla nostra crescita personale. Sarà il trampolino per un grande sviluppo.
Non ci sono regole da seguire o stratagemmi da adottare. L’enfasi è posta totalmente su come possiamo rivelare il decimo mondo, che permette agli altri nove di essere edificanti per il benessere nostro e di chi ci circonda. Questo è il motivo per cui scegliamo di praticare quotidianamente Nam-myoho-renge-kyo, per credere sinceramente che ognuno di noi è un Budda e questa natura, forte di un infinito potenziale, ci farà costruire un io saldo fondato sulla profonda convinzione che non esista sfida, difficoltà o sofferenza che non possa essere illuminata e superata.

Non resta altro che domandarci: “È arrivato il momento di sperimentare questo tesoro inestimabile della buddità, in ogni aspetto della nostra vita?”