Mi chiamo Ezequiel, ho 26 anni e sono nato in Argentina. All’età di 9 anni mi sono trasferito in Italia, a Livorno.
A 21 anni, dopo la rottura di una relazione caratterizzata da dipendenza affettiva e violenza, ho convissuto con un forte dolore e sensi di colpa per diversi mesi. Credevo che non ne sarei mai uscito fino a che una mia cara amica mi parlò della pratica buddista e mi invitò ad una riunione buddista. Uno dei primi libri che mi consigliò di leggere fu In cammino con i giovani nel quale il presidente Ikeda scrive: “il valore di una vita è definito da come questa si conclude, non da come comincia. In gioventù non esistono errori irrimediabili”.
Finalmente vedevo una luce di speranza per un futuro migliore, così decisi di diventare membro della Soka Gakkai e di ricevere in affidamento il Gohonzon.
Dopo circa 3 anni conobbi un’altra ragazza. Grazie a questa esperienza ho capito che avere una relazione di valore era possibile. Ma, purtroppo, nonostante l’impegno dopo un anno di relazione ci siamo lasciati.
Questa volta però mi sono stupito di come l’ho affrontata. Non volevo scappare dalla sofferenza e quindi decisi di affrontarla con coraggio.
Nel Gosho “Felicità in questo mondo” si legge: “quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare nam myoho renge kyo”. E così ho fatto.
Determinai che avrei fatto di quel momento di sofferenza il mio punto di ripartenza per una vittoria assoluta nella mia vita, in tutti gli ambiti.
Capii che dovevo recitare nam myoho renge kyo non tanto per lasciarmi alle spalle il dolore della rottura, ma per trovare finalmente l’amore della mia vita, trasformando una volta per tutte questa parte del mio karma. Non sapevo quanto ci sarebbe voluto ma avevo piena fiducia che gli sforzi e le azioni che stavo compiendo mi avrebbero permesso di accogliere nella mia vita la relazione sana e genuina che tanto desideravo.
Questo è accaduto dopo pochi mesi, quando partecipando ad un meeting del gruppo giovani della SGI, conobbi la mia attuale compagna che partecipava per la prima volta ad un incontro buddista. Finalmente, per la prima volta, avevo di fronte una persona che mi dimostrava, non solo a parole, di amarmi e che non aveva paura di costruire qualcosa insieme; tutto ciò che per tanto tempo ho pensato di non meritarmi.
Come scrive il presidente Ikeda nel libro Amore e Amicizia citando Antoine de Saint-Exupéry “amare non significa affatto guardarci l’un l’altro ma guardare insieme nella stessa direzione”.
Grazie anche al suo sostegno, ho concluso, affrontando e superando le mie debolezze e gli ostacoli nel cammino, il mio percorso di studi in Psicologia Clinica all’Università di Pisa con un voto finale di 110 e lode.
Qualche settimana fa ho avuto la fortuna e l’onore di accompagnare la mia ragazza a ricevere il Gohonzon potendo rientrare, dopo più di un anno, nel Centro Culturale SGI di Livorno.
Attualmente sto portando avanti un tirocinio nel reparto di Salute Mentale Infanzia e Adolescenza dell’Ospedale di Livorno grazie al quale ho determinato che entro il 2030 lavorerò come dirigente psicologo psicoterapeuta nel Sistema Sanitario Nazionale.