Emilio – J.J. Rousseau

  • Autore dell'articolo: Claudia Valente
Nell’ordine naturale, poiché gli uomini sono tutti eguali, la loro vocazione comune è la condizione umana; e chiunque sia stato ben preparato a tale condizione, non può non assolvere egregiamente i compiti che ne derivano.
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Imparare ad essere umani

Nell’ordine naturale, poiché gli uomini sono tutti eguali, la loro vocazione comune è la condizione umana; e chiunque sia stato ben preparato a tale condizione, non può non assolvere egregiamente i compiti che ne derivano. Che il mio alunno sia destinato alle armi, alla Chiesa o alla toga, poco mi importa. Prima che i genitori scelgano per lui una professione, la natura lo chiama alla vita umana. E io intendo insegnarli l’arte del vivere.

J. J. Rousseau, Emilio, Arnoldo Mondadori Editore, Roma, p. 19

Queste parole sono tratte da l’Emilio, romanzo pedagogico che indaga, attraverso lo sviluppo del protagonista Emilio e il rapporto con il suo maestro, la natura umana. Emerge dal trattato che il fine ultimo dell’educare è la piena realizzazione della natura umana.

Il romanzo si compone di cinque libri, ognuno dei quali racchiude una fase della crescita del fanciullo.
Nonostante sia stato pubblicato nel 1762, questo scritto, per la fondamentale importanza delle riflessioni in esso contenute, continua ad essere, ancora oggi, attualissimo. D’altronde, lo stesso Ikeda lo menziona frequentemente. Ad esempio, riferendosi all’educazione dei bambini e all’importanza dell’autodisciplina e dell’autostima, con l’intento di alleviare le preoccupazioni dei genitori che lavorano, ne cita le seguenti parole: «Le persone educate meglio sono quelle che riescono a sopportare gli alti e i bassi della vita. Perciò la vera educazione sta più nella pratica che nei precetti».1

Emilio, nel suo percorso di crescita, da essere naturale diviene individuo sociale pronto a sperimentare la solidarietà, la felicità e la libertà, che si realizzano solo all’interno delle relazioni umane. Per tale motivo Rousseau tende alla formazione di un cittadino in grado di attuare i cambiamenti necessari per una società fondata sull’uguaglianza e sulla giustizia.

Anche noi, membri della Soka Gakkai, abbiamo avuto l’immensa fortuna di aver incontrato un Maestro che si impegna costantemente a far risplendere la luce della rivoluzione umana di ogni singolo individuo. Ikeda ci guida nel percorso per la costruzione della pace basata sul rispetto della dignità della vita, con lo stesso spirito che traspare dalle seguenti parole – che egli stesso cita – di Rousseau:

«L’uomo che ha vissuto al massimo non è colui che ha accumulato il maggior numero di anni, ma colui che ha maggiormente sentito la vita»”.2

NOTE

  1. D. Ikeda, Il Nuovo Rinascimento, 351
  2. D. Ikeda, Buddismo e Società, 124