Tra pochi giorni celebreremo l’anniversario del primo incontro di Sensei con il suo maestro Josei Toda, avvenuto il 14 agosto 1947. All’epoca il nostro maestro aveva diciannove anni, un’età simile a quella di molti giovani che si affacciano oggi al buddismo. Il racconto che egli fa degli istanti antecedenti a quell’incontro racchiude sentimenti ed impressioni che diversi di noi hanno sperimentato all’inizio della loro pratica:
«I comuni cittadini di buon cuore, fra i quali vi erano state così tante vittime, continuavano a soffrire profondamente e io, pur essendo giovane, non riuscivo a smettere di chiedermi chi fosse il responsabile di tutto quel dolore. […] Stavo cercando una stella polare, una bussola che mi desse direzione e speranza. Così mi fidai delle parole di un caro amico che mi aveva invitato a un incontro sulla “filosofia della vita” e, senza realmente capire di cosa si trattasse, mi recai nel luogo di riunione»
Il Nuovo Rinascimento, 655, p. 6
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Durante quello zadankai, il maestro Toda diede al giovane Ikeda una risposta limpida e piena di convinzione. Dieci giorni dopo, il 24 agosto, egli diventò membro della Soka Gakkai. «Ero soltanto un giovane comune che cercava una strada nella vita—scrive sensei—Sono convinto che, se ho potuto condurre una vita dedita al massimo bene, è proprio perché mi sono dedicato con tutto il cuore al sentiero di maestro e discepolo»1 [ref]ibidem, pag. 8[/ref]. La testimonianza diretta del maestro ci ricorda che—attraverso una pratica e uno studio volti a ricercare tale sentiero nella nostra stessa vita—possiamo migliorare noi stessi e compiere la nostra rivoluzione umana, diventando così gli Shin’ichi Yamamoto della nuova era di kosen-rufu mondiale.
La via di maestro e discepolo è un antidoto contro l’arroganza innata dell’essere umano e la fonte di vera vittoria nella vita. A distanza di così tanti anni dal primo incontro con il presidente Toda, Sensei ricerca ancora ogni giorno questo legame nel proprio cuore. Pochi mesi fa, ad esempio, dopo aver ricevuto la registrazione della nuova canzone del Gruppo giovani d’Europa Torchbearers (Tedofori), ci ha scritto di averla ascoltata “più e più volte” con il desiderio di trasmettere il nostro cuore al suo maestro2.
Allo stesso modo anche noi, ricercando attivamente questa relazione nella nostra preghiera al Gohonzon, possiamo costruire un cuore puro, forte e vasto come il suo.
Viviamo in un’epoca di grandi contraddizioni, ed è quasi inevitabile che queste si manifestino di tanto in tanto anche nei vari aspetti della nostra vita quotidiana. Inoltre, il nostro maestro ci ricorda che la società attuale presenta molte dualità: tra bene e male, esistenza e non esistenza, materialismo e spiritualismo, maggioranza e minoranza, il sé e gli altri, …
«Quando ci attacchiamo a queste dicotomie — spiega — tendiamo a preferirne una e rifiutare l’altra. Ma la visione buddista della Via di mezzo è totalmente diversa. Non rifiuta né una cosa né l’altra perché entrambe riguardano gli esseri umani. Il Buddismo autentico è un insegnamento omnicomprensivo, che abbraccia tutto. Percorrere il grande cammino della Via di mezzo significa fare buon uso di qualsiasi cosa per creare sempre nuovo valore»
Buddismo e Società, 200, p.33
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Forti della saggezza e della forza che scaturiscono dalla relazione col maestro, apriamo un nuovo mese di vittorie creando valore a partire da qualunque battaglia stiamo affrontando!
NOTE E APPROFONDIMENTI
- Il Nuovo Rinascimento, 655, p. 8
- Il Nuovo Rinascimento, 669, p. 10