BUDDISMO E QUESTIONE DI GENERE: un’ indagine inclusiva su un tema ancora divisivo

  • Autore dell'articolo: di T. Catalano
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Al centro del dibattito pubblico, italiano ed internazionale, vi è la cosiddetta questione di genere. Ma che cos’è? E che legame potrebbe avere con il Buddismo di Nichiren?

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IL CONCETTO DI GENERE

Il gender o questione di genere è un concetto elaborato da Judith Rubin nel 1975. La studiosa riconosce che vi sia certamente una differenza biologica fra sesso maschile e femminile. Ritiene tuttavia che tutte quelle distinte norme di comportamento, quelle diverse regole, quei riti, paradigmi e percorsi di vita, che sono ora ascrivibili al solo genere maschile, ora a quello femminile, non siano altro che delle costruzioni sociali e culturali. Se pensiamo, insomma, che le donne debbano stare in casa a cucinare e gli uomini a lavorare, o che gli uomini siano più adatti ai mestieri intellettuali, è solo frutto della nostra cultura, non della natura. 

IL PATRIARCATO SOTTO ASSEDIO

Il patriarcato si è sviluppato nelle società sedentarie molte migliaia di anni fa. All’interno di questo paradigma culturale, si è affermata una vera demarcazione fra due generi: maschile e femminile. La filosofia greca, fin da Aristotele, classifica il mondo per dicotomie: corpo vs anima, uomo vs natura, uomo vs donna. Quest’ultima opposizione è penetrata a fondo nella filosofia cristiana, approdando poi al pensiero moderno occidentale. Il patriarcato ha avuto così una legittimazione intellettuale, oltre che culturale. 

Nel corso dei secoli, si sono definiti due differenti modelli educativi, uno per gli uomini e uno per le donne. Il primo è incentrato sull’attività fisica, intellettuale, su principi di indipendenza, intraprendenza, scoperta; il secondo è tutto orientato ad attività manuali (pensiamo quando le nostre nonne studiavano economia domestica a scuola al tempo del Ventennio Fascista!), al controllo del linguaggio (“una simile parola non sta bene in bocca di una signorina”): escludendo il principio di leadership femminile, esso promuove la subordinazione, la passività, l’obbedienza della donna nei confronti dell’uomo. Così è stato retto il mondo per millenni, finché qualcosa è cambiato col ’68, col femminismo. Tutto è stato rimesso in discussione, ci siamo liberati di millenarie catene sociali e culturali. Tuttavia, la questione di genere resta sempre più sentita e dibattuta dalle nuove generazioni. 

Oggi si avverte la necessità di un nuovo modello culturale: quello della parità di genere. È davvero scandaloso, e non importa citare le più recenti statistiche ISTAT, che nel 2023 le donne guadagnino meno degli uomini e che le percentuali di disoccupazione siano inferiori nei maschi che nelle femmine. Eppure, quando l’argomento entra nel dibattito pubblico, tutto acquista una tale confusione babelica, un tale disorientamento, con una moltitudine di schieramenti, che è arduo separare il grano dal loglio. Il Buddismo di Nichiren offre una prospettiva differente. Vediamo perché.

IL BUDDISMO DI NICHIREN E LA QUESTIONE DI GENERE 

Negli insegnamenti precedenti il Sutra del Loto sul quale si fonda il Buddismo Nichiren, si afferma che solo gli uomini possano conseguire la Buddità. Il Sutra del Loto ribalta questa concezione: tutti gli esseri viventi possono ottenere l’illuminazione. Essere maschi o femmine non è assolutamente rilevante. Non importa l’estrazione sociale, né la condizione stessa di esseri umani. Il capitolo del Sutra intitolato Devadatta ne offre una chiara dimostrazione: la Figlia del Re Drago, un essere piccoletto, orripilante, mezzo donna e mezzo mostro, attraverso la fede e l’offerta della propria vita alla Legge Mistica, raggiunge nello spazio di un istante l’illuminazione imparziale e corretta (Sutra del Loto, 245). 

Nichiren Daishonin sottolinea sovente come l’unico principio valido per distinguere un insegnamento corretto da uno scorretto sia analizzare se esso permetta o meno il conseguimento della Buddità a uomini e donne. Data l’eternità della vita e del karma, siamo stati tutti, generazione dopo generazione, era dopo era, padri e madri dei nostri genitori, figli dei nostri figli, amici dei nostri amici. Per il Buddismo di Nichiren, vita dopo vita, siamo stati maschi e femmine, donne e uomini, animali ed esseri umani. 

Si comprende come la questione di genere si apra ad uno scenario molto più ampio e profondo. D. Ikeda scrive:

Poiché siete giovani, inoltre, è importante che sviluppiate gli “occhi della fede”, per riconoscere con acume e saggezza il male e l’ingiustizia mentre avanzate verso kosen-rufu. Nei suoi ultimi giorni Toda esortò così: “Combattete tenacemente la corruzione”; “Non allentate mai la lotta contro l’ingiustizia”

(BS, 230, 37)

Se combattiamo per la parità di genere, illuminiamo le persone ad un significato più profondo della vita. Promuovere l’inclusività significa rispettare la dignità della vita, in ogni sua forma e manifestazione. In una parola: kosen-rufu.