Imparare a vivere di nuovo

  • Autore dell'articolo: Blu Yoshimi

Mi chiamo Blu Yoshimi, ho 24 anni e sono nata a Roma.  Faccio l’attrice da quando sono piccola e sto completando la triennale al DAMS. Nata in una famiglia buddista, a 12 anni ho deciso di iniziare a recitare Nam-Myoho-Renge-Kyo e da quel momento ho coltivato il desiderio di contribuire alla felicità degli altri.

La morte improvvisa del mio migliore amico due mesi fa, mi è apparsa da subito come chiara ed evidente manifestazione del funzionamento della vita. Come si legge nel libro Sfide e Visioni per il Futuro di Daisaku Ikeda: “Siamo noi a dover dare un significato a ciò che ci succede. La legge della vita e della morte è universale e si applica all’intero cosmo, ma si manifesta sempre singolarmente, in modo differente per ogni specifico individuo.”1 Allo stesso tempo la tristezza per questa perdita è profonda e sto imparando ad accettarla anche quando non mi fa dormire bene, studiare o lavorare, perché ha diritto di essere vissuta e onorata in quanto vita.

Essendo cresciuti insieme dall’infanzia continuo a sentirlo partecipe e presente alle mie giornate, e sento che a me e ai miei amici ha lasciato una mole di amore gigante. Tutto questo mi ha fatto sentire la preziosità dell’esperienza che stavo vivendo. Per quanto paradossale, mi sento fortunata a poter vivere una cosa così unica perché sento che la vita è fatta per vivere e che vivere può significare anche soffrire, ed anche morire.  Sto sperimentando una “fede assoluta” “Il presidente Toda utilizzava questa espressione per descrivere la condizione in cui si sperimenta che la vita, in se stessa, è pura gioia”2. Detta così mi chiedo io stessa, “e quindi?”.  E quindi sto imparando a vivere di nuovo. Sto imparando ad ascoltare le persone come non le avevo mai ascoltate, ad osservare le foglie che cadono dagli alberi.  Gli effetti di questa “nuova vita” e questa “nuova me” si sono manifestati su ogni aspetto, facendomi rimettere in discussione tante certezze su cui poggiavo. In particolare, dopo quattro anni che non parlavamo, mio padre mi ha scritto per l’occasione.

Quando dodici anni fa iniziai a praticare, avevo l’obiettivo di non soffrire più per la relazione con mio padre con cui ho avuto un rapporto prima precario e poi sempre più conflittuale. Ho sentito di voler usare questa sua apertura per raccontargli come in questi anni avessi avuto modo di crescere e di volergli bene. Il desiderio di quella bambina si è realizzato in modo naturale ed inaspettato.

Questo mi ha fatto sentire una forte fiducia nei confronti del principio di causa ed effetto, per cui la trasformazione del nostro cuore porta ad un effetto nell’ambiente che ci circonda, in particolare mi rendo conto di quanto sia importante agire con fiducia nella nostra vita nel presente per avere effetti coerenti a tali azioni nel futuro.

Attualmente, lo stato di rabbia, depressione e frustrazione in cui molte persone sono sommerse, mi sta facendo combattere l’ansia e la sofferenza che il contesto sociale della pandemia mi provoca, allenandomi ad avere grandi sogni e a mantenere viva una forte speranza per il futuro dell’umanità. Sono determinata ad ottenere il massimo dei voti all’ultimo esame e concludere la tesi in tempo, godendomene ogni rigo.

Inoltre quest’anno ho il desiderio di crescere come artista e sostenermi economicamente grazie alla mia passione, incoraggiando anche gli altri a credere profondamente in se stessi e nei propri sogni, con la convinzione che ogni passo sia un mattoncino aggiunto alla costruzione di un mondo dove le persone possano essere “felici e a proprio agio”.3

NOTE

  1. D. Ikeda, Sfide e visioni per il futuro, Esperia, p. 119
  2. D. Ikeda, Preghiera e Azione, Esperia, p. 26
  3. Sutra del Loto, Esperia, cap. XVI, p. 318