P di Pianeta – Agenda 2030

  • Autore dell'articolo: Andrea Salimbeni
Ricercatore nel settore delle bioenergie

Eleonora Renda:

Ciao e benvenuti a tutti. In questo mese di settembre affronteremo la P di pianeta dell’Agenda 2030 con Andrea Salimbeni, ricercatore nel settore delle bioenergie. Benvenuto e grazie di essere qui! Parlaci di te e del tuo lavoro.

Andrea Salimbeni:

Più che un lavoro lo definirei una passione, a cui dedico tempo anche al di fuori degli orari di lavoro. Posso dire di occuparmi di ambiente e di sostenibilità. Da circa 10 anni lavoro nel campo della ricerca e dello sviluppo di tecnologie innovative che riguardano l’economia circolare ed in particolare la produzione di bioprodotti, e biomateriali, a partire dai rifiuti. Oggi sono ricercatore presso RE-CORD, e presso l’Università di Firenze.

Nella vita, non mi limito a questo: nel 2019, con tante altre persone abbiamo dato vita a EUMANS, un movimento europeo di cittadini e attivisti che si occupa di promuovere proposte a tutela dei diritti, della democrazia e della sostenibilità. Con EUMANS abbiamo sviluppato proposte che riguardano il carbon pricing per combattere il riscaldamento globale (STOPGLOBALWARMING.EU) ed altre proposte sull’inquinamento delle acque, e sulla gestione dei rifiuti

Tra le altre cose, EUMANS in questi giorni sta supportando l’associazione Luca Coscioni nella raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale.

Eleonora Renda:

Dalla tua esperienza lavorativa perché è importante occuparsi di tematiche relative all’energia?

Andrea Salimbeni:

Perché l’energia oggi è sempre più un pilastro portante della nostra quotidianità e della nostra esistenza. Ovviamente se consideriamo l’energia sotto forma di cibo, di luce, questa è e sempre sarà alla base della nostra sopravvivenza, ma se parliamo di sistemi energetici, di elettricità, di riscaldamento, di quelle forme di energia che sono alla base dello sviluppo tecnologico. oggi quell’energia ha un ruolo fin troppo primario nella nostra vita. Dall’illuminazione nelle case, a qualunque attività industriale, dall’acqua corrente, alle fogne, per non parlare del riscaldamento, della climatizzazione degli ambienti, dei trasporti.

In questo periodo si parla molto di transizione elettrica, ma questo ci porterà ancora di più verso un utilizzo intensivo dell’energia elettrica e, quindi, ad un numero maggiore di impianti, a nuove infrastrutture e, probabilmente, ad incrementare la nostra dipendenza da questa forma di energia. Conoscere l’energia e le tematiche ad essa relative è oggi sempre più utile, perché solo con la consapevolezza i cittadini possono comprendere le dinamiche di sviluppo “davvero” sostenibile e far sentire la propria voce quando i loro diritti ambientali e civili sono messi in pericolo.

Eleonora Renda:

Cosa significa per te sostenibilità? Che valore ha questa parola?

Andrea Salimbeni:

Quando parliamo di sostenibilità di solito parliamo di sostenibilità per il pianeta, ma nella realtà dobbiamo essere consapevoli che la sostenibilità riguarda soprattutto noi. Il pianeta Terra non deve essere salvato, perché il pianeta vive lo stesso: in un’ altra forma, con altre temperature, ma continua a vivere come sistema. Noi, i suoi abitanti invece, non possiamo vivere in determinate condizioni. Perciò la sostenibilità è sostenibilità per noi. Tutto ciò che facciamo può quindi danneggiare noi stessi, più che l’ambiente che ci circonda. È questo che ci deve preoccupare e spingere ad avere uno stile di vita più sostenibile.

Sostenibilità significa benessere. Non benessere inteso come comfort, o come conto in banca, ma benessere reale della persona. Questo tipo di benessere si lega alla qualità della vita, alla salute fisica e mentale, ai diritti a tutela della persona e dell’ambiente in qui questa vive. Le persone devono essere coscienti che quando parliamo di sostenibilità parliamo di migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini, migliorando la qualità dell’aria che respirano, delle acque che utilizzano, o dove si tuffano, del cibo che mangiano, del paesaggio che li circonda e, di conseguenza, della loro salute. Per questo sostenibilità significa anche riequilibrio dell’uso delle risorse che oggi è paurosamente sbilanciato verso Europa e Stati Uniti, significa più diritti umani per quei lavoratori che, nei paesi meno sviluppati, ogni giorno lavorano in condizioni inumane, in paesi che spesso per questo sono in guerra, per estrarre materie prime preziose che noi utilizziamo quotidianamente.

Eleonora Renda:

Qual è il tuo più grande obiettivo in vista del 2030?

Andrea Salimbeni:

Il più grande obiettivo dell’Agenda 2030 dovrebbe essere quello di rendere la sostenibilità un bene di tutti, di estendere il concetto di sostenibilità come benessere a tutti i cittadini, non solo a quelli occidentali. Sostenibilità è uguale a pace, e ora lo sfruttamento delle risorse è completamente sbilanciato verso noi occidentali. Un’enorme fetta di mondo possiede le risorse e le estrae a nostro beneficio, basandosi sul lavoro di cittadini che oggi non hanno i nostri diritti e che vengono sfruttati per dare a noi una vita confortevole. Per questo i giovani possono e devono chiedere all’Europa di trainare uno sviluppo sostenibile globale, estendere il carbon pricing a livello globale, ridurre davvero lo sfruttamento di risorse minerarie nei Paesi dove i diritti umani dei lavoratori e dei cittadini non sono rispettati, così che la nostra quotidianità possa smettere di essere un peso e possa trasformarsi in uno strumento per portare la sostenibilità, il benessere, in molte altre regioni del mondo dove oggi non c’è.