Nonostante siano passati dieci anni, ho vivido il ricordo della mia maturità. Ho trascorso gli anni della mia adolescenza praticando il Buddismo di Nichiren Daishonin. Questo mi ha permesso di prendere sempre più consapevolezza delle mie capacità e di rompere le catene che mi tenevano legata alle mie paure. Cercavo di sembrare una studentessa che non si applica, perché impegnarmi seriamente mi terrorizzava: e se poi non ce l’avessi fatta?
A sedici anni, incoraggiata dalla prova concreta di mia madre che grazie alla pratica era diventata la donna più felice che avessi mai visto, mi nacque la voglia di sperimentare appieno la recitazione di Nam myoho renge kyo. Cominciai ad alzarmi presto la mattina e recitavo un’ora e mezzo di Daimoku prima di andare a scuola e a frequentare di più gli i meeting mensili, che prima mi facevano tanta paura perché non sapevo mai cosa dire: non ringrazierò mai abbastanza mia madre e membri del mio gruppo, che mi incoraggiavano a preparare le riunioni insieme a loro, a studiare i principi buddisti e gli scritti di Nichiren Daishonin, parlandomi del loro rapporto con il presidente della Soka Gakkai Internazionale, Daisaku Ikeda. Studiare il funzionamento della vita dal punto di vista buddista mi aprì un mondo, vedevo me stessa con occhi nuovi e recitare Daimoku la mattina alzava così tanto il mio stato vitale che iniziai a provare il forte desiderio di imparare e di capire. In quel periodo cominciai a impegnarmi in tutte le materie con una gioia sorprendente e a recitare sinceramente per la felicità di tutti i miei professori e compagni di classe, che notarono il mio grande cambiamento. Alla fine del mio quarto anno delle superiori ero diventata una studentessa brillante.
Quell’estate decisi di diventare membro della Soka Gakkai e di praticare per tutta la vita. Il quinto anno delle superiori continuò con lo stesso ritmo. Tutte le mie sofferenze, le mie difficoltà e le mie gioie le mettevo davanti al Gohonzon e recitavo molto Daimoku. Era un anno importante, l’ultimo, e i professori non mancavano di ricordarcelo ogni giorno. Eravamo stressati. Preparare la tesina mi scatenava mille insicurezze: e se non fosse piaciuta? O non fosse ben collegata con tutte le materie? E se durante l’orale mi avessero fatto domande a cui non sapevo rispondere?
Recitare Daimoku moltiplicava le mie forze. Mi incoraggiavano a recitare per kosen-rufu non solo per me stessa, e questo fece la differenza. Preparai la tesina seguendo il mio cuore, partendo da “la manipolazione di massa attraverso gli strumenti di comunicazione” e parlai di ciò che più mi preoccupava nel mondo e di come lo studio sia la luce che disperde l’oscurità dell’ignoranza. Andai ad assistere agli orali dei miei amici e mi prese una paura terribile. Molte risposte non le sapevo! Corsi a casa e passai tutto il resto della giornata con mia madre a ripetere qualsiasi cosa e recitando Daimoku. La mattina dell’orale, recitai con forza per realizzare kosen-rufu attraverso questo esame. Avrei deciso io come sarebbe andato l’esame! Quando recitiamo Nam myoho renge kyo, ci mettiamo a ritmo con l’universo, cosa che sperimentai durante l’orale. Non solo apprezzarono la mia tesina, ma la maggior parte delle cose che mi chiesero le avevo ripassate proprio il giorno prima. Presi l’iniziativa di collegare le materie ma soprattutto, mi divertii enormemente.
Uscii da quella stanza con la vittoria nel cuore. Quella esperienza è stata il mio trampolino di lancio per recitare molto durante l’estate per capire che facoltà volevo fare all’Università. Lì è iniziato un nuovo grande, incredibile capitolo della mia vita. Il mio debito di gratitudine nei confronti dei miei genitori, del Gohonzon e del mio maestro, Daisaku Ikeda, sono infiniti.